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Povertà in aumento anche quella sanitaria

Povertà in aumento anche quella sanitaria!

In Italia la povertà aumenta, la spesa sanitaria resta stabile e in alcune regioni tende addirittura a diminuire. Sono i dati che emergono dall’ultimo rapporto Istat “Noi e l’Italia”, presentato in questi giorni, con dati che si riferiscono al 2011.

Guardiamo intanto alla situazione generale: da questo rapporto risulta che le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l’11,1 per cento; si tratta di 8,2 milioni di individui poveri, il 13,6 per cento della popolazione residente. La povertà assoluta coinvolge invece il 5,2 per cento delle famiglie, per un totale di 3,4 milioni di individui.
Nel 2011 il 22,4 per cento delle famiglie residenti in Italia presenta almeno tre delle difficoltà considerate nel calcolo dell’indice sintetico di deprivazione, con un aumento rispetto all’anno precedente di quasi sette punti percentuali. Il panorama regionale mette in evidenza il forte svantaggio dell’Italia meridionale e insulare, con un valore dell’indicatore pari al 37,5 per cento (dal 25,8 per cento del 2010).
Che la situazione sia peggiorata nel 2011 – e c’è da aspettarsi che nel 2012 sia andata ancora peggio – lo dimostrano alcuni dati che riguardano il vissuto delle famiglie. Risulta infatti che il 18,4 per cento delle famiglie dichiara di non riuscire a riscaldare adeguatamente l’abitazione (11,5 per cento nel 2010) e il 13,2 per cento di non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni due giorni (6,9 per cento nel 2010). Infine, circa il 12 per cento delle famiglie residenti è rimasto in arretrato con almeno un pagamento tra mutuo, affitto, bollette o debiti diversi dal mutuo (valore sostanzialmente identico a quello del 2010); il 39,5 per cento non riuscirebbe ad affrontare una spesa imprevista di 800 euro (era il 33,6 per cento).
Il dettaglio regionale mette in evidenza il forte svantaggio dell’Italia meridionale e insulare, con valori più che doppi rispetto alla media nazionale. Nel Mezzogiorno, le famiglie deprivate sono il 37,5 per cento di quelle residenti (erano il 25,8 per cento nel 2010), contro il 15,2 per cento del Nord-ovest, il 12,3 per cento del Nord-est (sostanzialmente stabili) e il 18,6 del Centro (era il 13,8 per cento). Le situazioni più gravi si registrano tra le famiglie residenti in Sicilia (47,6 per cento), in Basilicata (40,1), in Puglia (39,9) e in Campania (35,5). I valori più contenuti sono, invece, quelli mostrati dalle famiglie residenti in Valle d’Aosta (6,9 per cento), nelle province autonome di Trento e Bolzano (rispettivamente 7,4 e 8,3 per cento), in Veneto (11,3) e in Emilia-Romagna (13,2).
L’aumento della povertà riguarda anche la sanità. Le difficoltà delle famiglie, infatti aumentano, ma la spesa sanitaria pubblica resta sostanzialmente immutata: è stata nel 2011 di circa 112 miliardi di euro, pari al 7,1 per cento del Pil e 1.842 euro annui per abitante. La spesa sanitaria pubblica italiana è molto inferiore a quella di altri importanti paesi europei. E sebbene l’ammontare della spesa non dica tutto sulla povertà sanitaria, visto che essa include tutti i costi della sanità (servizi amministrativi, interessi passivi, imposte e tasse, premi di assicurazione e contribuzioni diverse) e non è dato sapere se ci sono stati tagli agli sprechi, la situazione di bisogno risulta evidente dal contributo delle famiglie alla spesa sanitaria: esse infatti contribuiscono con proprie risorse alla spesa sanitaria complessiva per una quota pari al 19,5 per cento. La spesa sanitaria delle famiglie rappresenta l’1,8 per cento del Pil nazionale e ammonta a 909 euro per famiglia nel Mezzogiorno e a 1.163 euro nel Centro-Nord.

Se incrociamo questi dati con quelli sopra descritti riguardo alla povertà in generale, possiamo facilmente comprendere quanto anche il problema del semplice accesso al farmaco si faccia sempre più sentire.

Fonte Istat

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