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Destabilizzazione della placca aterosclerotica da carenza di bilirubina

Placca aterosclerotica-Immagine:Astratto grafico. Credito: Circulation Research-

L’aterosclerosi è la principale causa alla base delle malattie cardiovascolari (CVD). In questo processo, la placca aterosclerotica fatta di grasso, colesterolo, calcio e altre sostanze si accumula sulle pareti delle arterie.

La placca che rimane sulla parete dell’arteria è considerata “stabile”, sebbene nel tempo possa indurirsi e restringere le arterie. La placca può diventare “instabile” e rompersi, formando potenzialmente un coagulo di sangue che potrebbe causare un attacco cardiaco o un ictus potenzialmente letale se si deposita in un’arteria del cuore o del cervello. Questa placca pericolosa è al centro della recente pubblicazione del Dr. Weiyu Chen: “Destabilizzazione della placca aterosclerotica per carenza di bilirubina”.

La bilirubina è un pigmento giallastro prodotto durante la scomposizione dei globuli rossi e modificato nel fegato per consentirne l’escrezione dal corpo. L’aumento dei livelli di bilirubina è responsabile della colorazione gialla osservata nell’ittero.

Vedi anche:Placca aterosclerotica:svolta nell’endoscopica optoacustica

Uno studio pubblicato sulla rivista Circulation Research amplia il lavoro pionieristico del Prof. Roland Stocker, Emeritus Fellow presso HRI, che ha scoperto che le persone con livelli leggermente elevati di bilirubina nel sangue erano protette dallo sviluppo delle CVD, contrariamente alla visione precedente della bilirubina come un prodotto di scarto tossico.

Ad esempio, la sindrome di Gilbert, un disturbo epatico lieve che colpisce dal 4 al 16% delle persone e caratterizzato da livelli di bilirubina leggermente aumentati, è associato a una riduzione di tre volte del rischio di CVD“, afferma il Dott. Chen.

La ricerca del Dr. Chen e di un team di ricercatori dell’HRI e dell’Università di Sydney guidati dal Prof Stocker ha scoperto che la carenza di bilirubina destabilizza ulteriormente la placca aterosclerotica instabile, aumentando quindi il rischio di infarto o ictus. Ciò porta il team in una nuova ed entusiasmante fase, poiché questi risultati supportano l’idea che l’aumento della bilirubina circolante potrebbe essere considerato una strategia per ridurre il rischio di CVD.

Il prossimo passo sarà utilizzare strategie genetiche o farmacologiche, ad esempio per inibire l’attività della bilirubina UDP-glucuronosiltransferasi, che è l’enzima responsabile dell’eliminazione della bilirubina dall’organismo, per stabilizzare la placca aterosclerotica.

“Comprendere come la bilirubina riduce il rischio di CVD darà origine a nuove strategie per lo sviluppo di una nuova generazione di terapie per trattare e prevenire le CVD”, afferma il Dott. Chen.

Fonte: Circulation Research

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