HomeSaluteTumoriScoperto un legame tra i diversi tipi di cancro

Scoperto un legame tra i diversi tipi di cancro

Il cancro, in tutte le sue forme, sembra implicare sempre una crescita cellulare incontrollata; ma ci sono migliaia di modi in cui le cellule possono perdere il controllo della loro proliferazione. Tra una grande varietà di proteine ​​note per essere alterate nei tumori ci sono gli istoni, la cui normale funzione è quella di impacchettare il DNA e aiutare a regolare i geni. E secondo un nuovo studio degli scienziati Rockefeller, pubblicato su Nature, questi cosiddetti “oncoistoni” sono molto più comuni nel cancro di quanto si pensasse in precedenza.

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Negli ultimi dieci anni, C. David Allis e altri hanno studiato istoni mutati legati a tipi di tumori selezionati, tra cui alcuni tumori del cervello e delle ossa. Basandosi su questo lavoro, Allis, il Professore Joy e Jack Fishman, Benjamin Nacev e colleghi hanno deciso di determinare la presenza degli oncoistoni in altri tipi di cancro.

Nacev, medico oncologo al Memorial Sloan Kettering Cancer Center, ha utilizzato il database di sequenziamento del tumore dell’ospedale, insieme ad altri dati disponibili al pubblico, per identificare il tasso di mutazioni dell’istone nei diversi tipi di cancro.

 Lui e i suoi colleghi hanno trovato gli oncoistoni in circa il quattro per cento dei loro campioni, una percentuale molto più alta rispetto a quella riportata in precedenza. I ricercatori hanno anche scoperto che queste mutazioni colpivano tipi e regioni di istoni che non erano stati identificati in studi precedenti, portandoli a proporre nuove ipotesi testabili su come le mutazioni dell’istone influenzano l’espressione del DNA.

Questi studi rafforzano la visione emergente che molte parti delle proteine ​​istoniche, quando mutate, possono contribuire alla crescita del tumore in modi che rimangono da determinare“, afferma Allis.

Nacev aggiunge: “Questa ricerca ci aiuta a comprendere aspetti basilari della biologia dell’istone che è un primo passo verso lo sviluppo di farmaci che potrebbero migliorare il modo in cui trattiamo i pazienti portatori di queste mutazioni”.

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