HomeSaluteCervello e sistema nervosoIctus, benefici costanti dalla trombectomia endovascolare

Ictus, benefici costanti dalla trombectomia endovascolare

L’età, la gravità dei sintomi e il glucosio sierico non influenzano il beneficio della trombectomia endovascolare nei pazienti con ictus, secondo un’analisi secondaria dello studio DEFUSE 3, pubblicata online su “JAMA Neurology”.

La posizione della lesione occlusiva arteriosa e la tecnica di imaging utilizzata per selezionare i pazienti per la procedura, inoltre, non influenzano i benefici della terapia, secondo gli autori dello studio.

‘Sebbene il beneficio proporzionale della trombectomia più gestione medica sia uniforme in tutti i sottogruppi, rispetto alla sola gestione medica, i pazienti possono avere diverse quantità di beneficio assoluto’, specificano gli autori, coordinati da Maarten G. Lansberg, Professore associato di Neurologia e Scienze neurologiche presso il Centro medico universitario di Stanford (California).

Vedi anche, Una nuova strategia per la rigenerazione del cervello dopo l’ictus.

Analisi prespecificata del trial DEFUSE 3
I risultati dello studio DEFUSE 3 (Endovascular Therapy Following Imaging Evaluation for Ischemic Stroke), pubblicato nel 2018, hanno indicato che la trombectomia endovascolare fornisce benefici clinici ai pazienti con ictus ischemico acuto se somministrata a 6-16 ore dall’insorgenza dell’ictus. 

Come parte delle analisi prespecificate dello studio, Lansberg e colleghi hanno cercato di determinare se la trombectomia avesse un beneficio uniforme tra i vari sottogruppi di pazienti (per esempio anziani, pazienti con sintomi lievi, soggetti che si presentano in ritardo dopo l’insorgenza dei sintomi).

In totale 296 pazienti sono stati arruolati nello studio DEFUSE 3, in 38 siti negli Stati Uniti. I partecipanti  avevano avuto un ictus ischemico acuto risultante da un’occlusione dell’arteria carotide interna o dell’arteria cerebrale media ed evidenza di tessuto recuperabile alla Tac (TC) di perfusione o alla risonanza magnetica (RM).

In tutto, 182 pazienti hanno soddisfatto questi criteri e sono stati randomizzati e inclusi nell’analisi intention-to-treat. I ricercatori hanno interrotto DEFUSE 3 in anticipo a causa dell’efficacia.

L’endpoint primario dello studio era l’esito funzionale al giorno 90, misurato con la scala Rankin modificata. Lansberg e colleghi hanno eseguito una regressione logistica ordinale multivariata per calcolare l’associazione proporzionale aggiustata fra trattamento endovascolare ed esito clinico tra partecipanti di varie età, gravità dell’ictus di base, periodi di tempo compresi tra inizio dei disturbi e trattamento, posizioni dell’occlusione arteriosa e modalità di imaging, quali TC o RM, utilizzate per identificare il tessuto recuperabile.

Valori più bassi di età, score NIHSS e glicemia: predittori di migliore esito funzionale
L’età media della popolazione era di 70 anni e il 51% dei partecipanti erano donne. Il punteggio mediano “National Institutes of Health Stroke Scale” (NIHSS) è stato di 16. Quando i ricercatori hanno preso in considerazione l’intero campione, hanno scoperto che l’età più giovane, il punteggio NIHSS basale inferiore e il livello glicemico inferiore predicevano in modo indipendente un esito funzionale migliore. 

«I nostri risultati indicano che l’età avanzata, fino a 90 anni, non dovrebbe essere considerata una controindicazione alla trombectomia, a condizione che il paziente sia completamente indipendente prima dell’insorgenza dell’ictus» affermano i ricercatori. «Sebbene l’età non abbia modificato l’effetto del trattamento, è stato un forte predittore indipendente di disabilità a 90 giorni; un dato coerente con studi precedenti condotti sia con l’attivatore del plasminogeno tissutale sia con la terapia endovascolare».

Saranno necessari altri studi di trombectomia per convalidare questi risultati.

Fonte, JAMA

Newsletter

Tutti i contenuti di medimagazine ogni giorno sulla tua mail

Articoli correlati

In primo piano