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Mirtilli: il consumo associato alla prevenzione delle infezioni urinarie

Mirtilli: il consumo associato alla prevenzione delle infezioni urinarie

Il consumo di prodotti a base  mirtilli è stato associato alla prevenzione delle infezioni del tratto urinario (UTI) per oltre 100 anni. Si tratta di una credenza popolare o di una realtà scientifica?

I costituenti principali dei mirtilli sono:
– ARBUTINA che ha un’ azione diuretica;
– POLIFENOLI O TANNINI, che includono le ANTOCIANINE E PROANTOCIANINE (PAC), componente antimicrobica più importante;
– FLAVONOIDI, che proteggono dai radicali liberi, regolarizzano la pressione arteriosa e hanno una azione antinfiammatoria. Questi conferiscono al Mirtillo una valenza estrogenica e risulta quindi utile anche nei disturbi trofici vaginali e cutanei, nell’alterazione dell’umore, nelle vampate e nell’osteoporosi in quanto favorisce l’assorbimento di Calcio a livello intestinale.
– NEOMIRTILLINA, con proprietà ipoglicemizzanti.

Negli ultimi anni, alcuni studi hanno suggerito che i mirtilli prevengono infezioni del tratto urinario impedendo ai batteri di attaccarsi alle pareti del tratto urinario, grazie a sostanze fitochimiche conosciute come proantocianidine (PAC). Eppure i meccanismi attraverso cui i  mirtillo possono alterare il comportamento dei batteri non sono stati pienamente compresi.

Ora, i ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Chimica della McGill University stanno facendo luce sui meccanismi biologici che conferiscono ai  mirtilli  proprietà protettive nei confronti delle vie urinarie e di altre infezioni. Due nuovi studi, guidati dal Prof. Nathalie Tufenkji, aggiungono nuove  evidenze sugli  effetti dei mirtilli sui batteri che causano infezioni del tratto urinario. I risultati indicano anche il potenziale dei derivati ​​dei mirtilli sulla prevenzione della  colonizzazione batterica nei dispositivi medici quali i cateteri.

MECCANISMO D’AZIONE

Numerose sostanze contenute nel succo di Cranberry, compreso l’acido ippurico, il fruttosio, la Vitamina C e le proantocianidine, sono state studiate allo scopo di chiarire il meccanismo di questa interferenza. Sembra che proprio le proantocianidine (PAC) purificate estratte dal succo di mirtillo rosso riescono ad inibire l’agglutinazione delle adesine alla parte oligosaccaridica dei recettori glicoproteici della membrana uroteliale non consentendo quindi al batterio di colonizzare la parete endoteliale delle vie urinarie ed esplicare  la sua azione pro-infiammatoria lesiva.

Inoltre il grado d’inibizione dell’aderenza batterica sembra proporzionale alla concentrazione del succo studiato.

Nei risultati della ricerca, pubblicati online il mese scorso dal Canadian Journal of Microbiology, il Prof. Tufenkji ed il suo team hanno dimostrato che la polvere di mirtillo può inibire la capacità del Proteus mirabilis, un batterio frequentemente implicato nelle infezioni del tratto urinario complicate. Gli esperimenti dimostrano anche che concentrazioni crescenti di polvere di mirtillo riducono la produzione di ureasi, un enzima che contribuisce alla virulenza delle infezioni.

Questi risultati si basano su un precedente lavoro di laboratorio della Mc Gill che dimostra che i materiali presenti nei  mirtilli ostacolano il movimento dei  batteri coinvolti nelle infezioni del tratto urinario. L’analisi del genoma di uropatogeni E. coli ha rivelato che l’espressione del gene che codifica per il filamento flagellare dei batteri è diminuita in presenza di PAC  ( proantocianide) mirtillo.

I risultati del gruppo sono significativi perché il movimento dei batteri è un meccanismo fondamentale per la diffusione delle infezioni, poichè i  batteri infettivi nuotano letteralmente  per diffondersi  nelle vie urinarie e per sfuggire alla risposta immunitaria dell’ospite.

“Mentre gli effetti del mirtillo in organismi viventi restano soggetti a ulteriori studi, i nostri risultati evidenziano il ruolo che potrebbe svolgere il consumo di mirtillo nella prevenzione delle infezioni croniche”, spiega Tufenkji. “Più di 150 milioni di casi di UTI sono segnalati a livello globale ogni anno e il trattamento antibiotico rimane l’approccio standard per la gestione di queste infezioni. L’attuale aumento della resistenza batterica agli antibiotici sottolinea l’importanza di sviluppare un altro approccio.”

Un altro studio recente condotto da Tufenkji in collaborazione con la McGill scopre che il mirtillo,  arricchito di supporti in silicone, compromette la diffusione del Proteus mirabilis. Questi risultati, pubblicati online nella rivista Colloidi e superfici B: biointerfacce, punta a potenziare l’ uso dei derivati ​​del mirtillo per ostacolare la diffusione di germi in dispositivi medici impiantabili, quali cateteri, che vengono frequentemente implicati in infezioni del tratto urinario.

“Sulla base della bioattività dimostrata dal mirtillo rosso, il suo uso in cateteri e altri dispositivi medici potrebbe un giorno produrre notevoli benefici per la salute del paziente”, spiega Tufenkji.

CONTROINDICAZIONI del CONSUMO DI MIRTILLI

• Il mirtillo rosso contiene ossalato, un componente comune dei calcoli renali. L’osservazione che i livelli urinari di ossalato aumentano considerevolmente dopo assunzione di succo di mirtillo per alcuni giorni, ha indotto a sconsigliarne l’uso alle persone con calcoli renali, anche se non è stato segnalato alcun caso di calcolosi renale in seguito all’assunzione di mirtillo rosso.

• Le interazioni farmacocinetiche più significative dal punto di vista clinico di questi fitoterapici interessano i processi di metabolizzazione (induzione e inibizione enzimatica, prevalentemente a livello epatico per azione sul citocromo P450). Il mirtillo rosso, come il pompelmo, è un esempio noto di inibizione enzimatica con riduzione dell’attività del citocromo P450 e della glicoproteina P deputata all’estrusione dei farmaci: in particolare interagisce con anticoagulanti (si ha infatti un aumento della concentrazione plasmatica di Warfarin se assunti contemporaneamente con un aumento del rischio emorragico) ma anche con antivirali, xantine, sedativi-ipnotici, ansiolitici.”

Fonte Canadian Journal of Microbiology , 2013; 59 (6): 430 DOI: 10.1139/cjm-2012-0744

 

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