HomeSaluteVirus e parassitiAnticorpi monoclonali da piante di tabacco ingegnerizzate per combattere il virus ebola

Anticorpi monoclonali da piante di tabacco ingegnerizzate per combattere il virus ebola

– Un “cocktail” di anticorpi monoclonali puo’, almeno nelle scimmie, proteggere dall’infezione dovuta al virus ebola. Lo afferma uno studio, frutto di una collaborazione internazionale, pubblicata dalla rivista Pnas, che apre la strada a una terapia valida anche per gli uomini. Questo lavoro, spiegano gli autori, e’ il culmine di dieci anni di ricerche coordinate dall’istituto per le malattie infettive dell’esercito degli Usa. Quando il cocktail di anticorpi e’ stato somministrato entro un’ora dal contatto con il virus, tutti i macachi su cui e’ stato testato sono sopravvissuti, mentre la protezione e’ stata valida per due terzi degli animali anche con la somministrazione a 48 ore dall’infezione: “Finora tutti i tentativi di utilizzare anticorpi monoclonali contro il virus sono falliti – sottolineano gli autori – quindi il livello di protezione di questo mix e’ impressionante. Inoltre il metodo di produzione che stiamo studiando e’ potenzialmente molto economico, perche’ il cocktail e’ stato prodotto da piante di tabacco ingegnerizzate” .

L’epidemia da ebola non è sotto affatto sotto controllo. Al contrario la situazione è molto seria”. Il bilancio delle vittime da ebola, secondo il portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità a Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), Eugene Kabambi, è abbastanza grave: 31 morti finora, di cui 5 operatori sanitari in Congo e Uganda.  Secondo gli ultimi dati Oms ci sono attualmente 65 probabili o sospetti casi di Ebola in Congo, e 108 persone sotto osservazione. “Se non si agirà immediatamente, l’epidemia raggiungerà altre località e anche le maggiori città saranno colpite”, ha detto Kabambi, secondo cui occorrono 2 milioni di dollari per fronteggiarla adeguatamente.

Ebola è un virus che causa febbre emorragica, letale nel 90% dei casi. Appartiene alla famiglia Filovirus e finora non è stata trovata una terapia efficace o un vaccino per debellarlo. I sintomi sono febbre, vomito, diarrea, dolore o malessere generalizzato, e può provocare emorragia interna e esterna. La sua storia è legata a doppio nodo all`Africa, tanto che i nomi che segnano la diffusione del virus sembrano un tour del continente nero. Il nome “ebola” deriva dal fiume dell`ex Zaire sulle cui rive venne individuato il primo ceppo. Era il 1976 e il primo ebolavirus, denominato Zaire, causò la prima epidemia: 318 casi e 280 vittime (mai la mortalità sarà così alta: l`88%). Da allora le morti accertate sono oltre 1500. Nello stesso anno venne isolato il secondo ceppo, il Sudan, chiamato così perché fu proprio in questo paese che si presentò per la prima volta. Il virus è responsabile dell’ecatombe di Gorilla nelle foreste del Centroafrica. Proprio le foreste sono, infatti, l’incubatore principale del virus.

Solo in rari casi l`ebola, nel corso della sua storia, si è affacciato fuori dall`Africa. Nel 1989 viene isolato l`ebola Reston, virus rintracciato solo nelle scimmie e mai passato al genere umano. Questo tipo di virus sfiorò anche l`Italia nel 1992, a Siena, dove il ceppo viene identificato in una scimmia proveniente dalle Filippine. Nel 2011, un virus gemello, Lloviu, ha causato la morte di migliaia di pipistrelli in alcune zone della Spagna, del Portogallo e della Francia.

 

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