HomeSaluteCervello e sistema nervosoAlzheimer: nuova importante scoperta sulla proteina beta amiloide

Alzheimer: nuova importante scoperta sulla proteina beta amiloide

Immagine: fibrille beta-amiloide fibrille si propagano dalle superfici di lievito e catturano la Candida albicans nel terreno di coltura. Credit: DKV Kumar et al. / Science Translational Medicine (2016)

Un nuovo studio del MAssachusetts General Hospital (MGH), fornisce ulteriori prove che la proteina beta- amiloide, che si deposita in forma di placche nel cervello di pazienti con malattia di Alzheimer, è una parte normale del sistema immunitario innato, prima linea di difesa dell’organismo contro le infezioni.

Lo studio, pubblicato in Traslational Medicine, dimostra che l’espressione della proteina beta-amiloide umana è uno stato di protezione contro le infezioni potenzialmente letali nei topi, nematodi e in cellule del cervello umano in coltura.

I risultati di questa ricerca possono portare a nuove strategie ed evidenziano le limitazioni delle terapie attuali dirette ad eliminare le placche beta amiloidi nel trattamento dei pazienti affetti da Alzheimer.

” Si pensa che la neurodegenerazione nella malattia di Alzheimer, possa essere causata dal comportamento anomalo della molecola A-beta, nota per aggregarsi in strutture simili a fibrille chiamate placche amiloidi, all’interno del cervello dei pazienti”, dice Robert Moir, dell’Unità di Ricerca genetica e invecchiamento MGH e co-autore dell’articolo.

” Questa ipotesi, ampiamente diffusa, ha guidato strategie terapeutiche e lo sviluppo di farmaci per più di 30 anni , ma i nostri risultati suggeriscono che questa visione è incompleta”, ha aggiunto il ricercatore.

Nel 2010, uno studio co-condotto da Moie e Rudolph Tanzi, Direttore del MGH-MIND Genetics and Aging, nasce dall’osservazione di Moir che ritiene che la proteina beta amiloide ha molte delle qualità di un peptide antimicrobico (AMP), una piccola proteina del sistema immunitario innato che difende l’organismo da un’ampia gamma di patogeni.

In quello studio, i ricercatori hanno scoperto che una forma sintetica di A-beta ha inibito la crescita di diversi patogeni importanti ed ha anche soppresso la crescita del lievito Candida. Successivamente i ricercatori hanno documentato l’azione della molecola sintetica A-beta contro i virus influenzali ed herpes.

Questa è la prima ricerca in assoluto ad indagare il ruolo antimicrobico della proteina beta amiloide umana, in modelli viventi.

I ricercatori hanno scoperto che i topi transgenici che esprimono A-beta umana sono sopravvissuti più a lungo dopo l’induzione dell’infezione da Salmonella nei loro cervelli, rispetto ai topi normali, mentre i topi privi della proteina precursore dell’amiloide sono morti ancora più rapidamente. L’espressione di A-beta ha dimostrato di proteggere anche i nematodi C.elegans sia dalla Candida che dalla infezione da Salmonella. Allo stesso modo, l’espressione umana di A-beta ha protetto le cellule neuronali in coltura, dalla Candida.  A-beta umana espressa dalle cellule viventi, sembra essere 1000 volte più potente contro le infezioni rispetto alla versione sintetica utilizzata negli studi precedenti.

Secondo i ricercatori, A-beta umana non solo mostra attività antimicrobica, ma la sua aggregazione in fibrille che formano la placca beta amiloide è stata “vista” intrappolare i microbi sia in modelli di topo che nei nematodi.

Dice il Dr.Tanzi: ” I nostri dati coinvolgono modelli sperimentali,  il prossimo passo sarà quello di cercare i microbi nel cervello dei malati di alzheimer che potrebbero aver innescato la deposizione della proteina beta amiloide come una risposta protettiva e che tuttavia in seguito porta alla morte delle cellule neuronali e demenza. Se possiamo identificare i responsabili di questi depositi, siano essi batteri, virus o lievito, potremmo essere in grado di sviluppare un nuovo punto di vista terapeutico per la prevenzione primaria dell’alzheimer”.

Fonte: Science Traslational Medicine

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