HomeSaluteOssa e muscoliIndividuati nuovi obiettivi per il trattamento dell'artrite reumatoide

Individuati nuovi obiettivi per il trattamento dell’artrite reumatoide

Uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Birmingham rivela il ruolo chiave di diversi tipi di cellule chiamate fibroblasti, nello sviluppo dell’ artrite reumatoide (RA) e apre la strada allo sviluppo di nuovi trattamenti per la malattia.

I fibroblasti sinoviali (FS) sono cellule che fanno parte del tessuto connettivo, o sinovia, intorno alle articolazioni umane. Nei pazienti con artrite reumatoide, le cellule SF causano danni invadendo e attaccando la cartilagine e l’osso intorno all’articolazione.

( Vedi anche:Artrite reumatoide: terapie biologiche possono ridurre la perdita ossea).

Un team di ricercatori della University of Birmingham’s Institute of Inflammation and Ageing ha identificato due tipi distinti di SF all’interno della membrana sinoviale: PDPN e CD248. Il team ha dimostrato che questi tipi di cellule, individuate dalla presenza di marcatori specifici sulla superficie cellulare, sono aggregate in diversi strati della sinovia e solo uno, il tipo PDPN è responsabile dei danni alla cartilagine in pazienti con artrite reumatoide.

Durante lo studio, le cellule SF da pazienti con artrite reumatoide sono state coltivate in vitro all’interno di una membrana sinoviale artificiale, poi ‘attivate’ utilizzando le proteine stressanti chiamate citochine. La membrana sinoviale artificiale contenente FS è stata poi inserita in un topo (il cui sistema immunitario era stato ‘spento’), insieme con cartilagine umana per simulare un giunto e vedere come le cellule SF si sarebbero sviluppate in vivo.

Dopo l’impianto, i test hanno dimostrato che il ‘rivestimento’ della sinovia artificiale (cioè la parte più vicina alla cartilagine) conteneva cellule invasive di tipo PDPN FS, mentre la parte che era più lontano dalla cartilagine conteneva il tipo CD248 non invasivo.

Lo studio ha anche confermato i risultati di ricerche recenti che dimostrano che le cellule SF “attivate” possono migrare, cioè viaggiare attraverso i vasi sanguigni per attaccare la cartilagine in altre parti del corpo. Lavorando su questi risultati, i ricercatori hanno dimostrato che le cellule di tipo PDPN SF sono le prime a migrare, mentre le cellule CD248 si spostano nel tessuto secondario, in una fase successiva.

Il Dr Adam Croft dell’ Università di Birmingham, che ha guidato la ricerca, ha dichiarato:

“Questo studio non solo dimostra l’esistenza di distinti sotto-insiemi di fibroblasti sinoviali, ma suggerisce anche che queste cellule sono in grado di auto-organizzarsi in strati di rivestimento e sub-rivestimento in presenza di cartilagine. In combinazione con la differenza nei tassi di migrazione tra i due tipi di cellule, questi risultati sono estremamente promettenti al fine di trovare nuovi bersagli terapeutici per il trattamento dell’ artrite reumatoide”.

L’attuale trattamento per l’artrite reumatoide si basa su una combinazione di farmaci immunosoppressori, che possono avere un grave impatto sulla qualità della vita. I risultati di questo studio suggeriscono che il target dei processi SF potrebbe portare allo sviluppo di trattamenti futuri non solo più efficaci, ma anche più gestibile, per i pazienti afffetti da artrite reumatoide.

Fonte: EurekAlert

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