HomeSaluteTumoriIl digiuno stabilizza un importante soppressore del tumore

Il digiuno stabilizza un importante soppressore del tumore

Una nuova ricerca ha dimostrato che il digiuno stabilizza un importante soppressore tumorale chiamato p53.

I soppressori tumorali impediscono alle cellule sane di diventare cancerose. I ricercatori del Charité – Universitätsmedizin Berlino, l’Università Medica di Graz e l’Istituto tedesco di nutrizione umana a Potsdam-Rehbruecke hanno scoperto che p53, che è uno dei più importanti soppressori tumorali, si accumula nel fegato dopo il digiuno. Essi hanno dimostrato anche che p53 nel fegato svolge un ruolo cruciale nell’adattamento metabolico del corpo alla fame.

( Vedi anche:Il digiuno intermittente uccide le cellule tumorali nella leucemia linfoblastica acuta).

Questi risultati possono fornire le basi per lo sviluppo di nuove opzioni di trattamento per i pazienti con disturbi metabolici o oncologici.

I risultati di questo studio sono stati pubblicati in The FASEB Journal.

In precedenza descritta come il ‘guardiano del genoma’ e votata come  ‘Molecola dell’anno’ nel 1993, p53 è una delle proteine più importanti del nostro corpo: regola la crescita delle cellule ed è un importante punto di riferimento per la ricerca oncologica. È una proteina che ha la capacità di interrompere il ciclo cellulare e bloccare la divisione delle cellule malate. Al fine di comprendere meglio la sua regolazione fisiologica, il Prof. Dr. Michael Schupp dell’ Istituto di Farmacologia del Charité ha studiato la regolazione e la funzione di p53 nelle cellule normali e sane. I ricercatori sono riusciti a dimostrare che la proteina p53 si accumula nel fegato dei topi che hanno digiunato per diverse ore. Al fine di determinare quale tipo di cellule epatiche causano questo accumulo, i ricercatori hanno ripetuto l’esperimento utilizzando epatociti in coltura. Essi hanno scoperto che l’accumulo indotto dalla fame di p53 era rilevabile negli epatociti, indipendentemente dal fatto che queste cellule erano di topo o di origine umana.

“I nostri dati suggeriscono anche che l’accumulo di p53 è mediato da un sensore di energia cellulare e che è fondamentale per i cambiamenti metabolici associati alla fame”, spiega il Prof. Michael Schupp.

I ricercatori sono stati in grado di dimostrare che i topi con una inattivazione acuta del gene p53 nel fegato hanno avuto difficoltà ad adattare il loro metabolismo alla fame. “L’assunzione di cibo sembra cruciale nel determinare i livelli di proteina di p53 nel fegato e p53 svolge anche un ruolo importante nel normale metabolismo del fegato”, spiega il Prof. Schupp.

I ricercatori hanno in programma di verificare se le loro osservazioni sono limitati alle cellule del fegato o se questo accumulo di p53 si verifica anche in altri tessuti e organi. Il Prof. Schupp conclude: “Sarebbe interessante condurre ulteriori esperimenti per verificare se l’accumulo di p53 indotto dalla fame  ha un effetto sullo sviluppo di specifiche forme di cancro o se una certa distribuzione temporale dei pasti potrebbero influenzare i livelli della proteina p53 in modo da favorire lo sviluppo del cancro”.

Fonte: Charité Universitätsmedizin Berlino 

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