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Procreazione assistita:Corte Ue boccia il ricorso dell’Italia

Procreazione assistita:Corte Ue boccia il ricorso dell’Italia.
La Corte europea dei diritti umani ha deciso di non accettare il ricorso con il quale l’Italia ha chiesto il riesame della sentenza con cui la stessa Corte, il 28 agosto, ha bocciato la legge 40 sulla procreazione. Secondo i giudici di Strasburgo la norma così com’è formulata viola il diritto al rispetto della vita privata. L’Italia dovrà quindi risarcire la coppia che aveva fatto ricorso alla Corte pagando 15mila euro.
Con la loro decisione, i giudici della Corte europea dei diritti umani hanno reso definitiva la sentenza emessa il 28 agosto 2012  (CLICCA QUI)sulla causa Costa-Pavan ed ha di fatto aperto le porte della procreazione medicalmente assistita, nonché alle diagnosi preimpianto alle coppie affette o portatrici sane di malattie genetiche.

Secondo i giudici il sistema legislativo del nostro Paese è“incoerente” perché, se da un lato i coniugi Rosetta Costa e Walter Pavan, pur essendo portatori sani di fibrosi cistica, non hanno potuto accedere alla fecondazione assistita, dall’altro esiste una legge che permette l’aborto terapeutico se il feto è affetto da fibrosi cistica.

Il ricorso dei coniugi Pavan – Rosetta Costa e Walter Pavan avevano presentato ricorso nell’ottobre 2010 perché nel 2006, in seguito alla nascita del loro primo figlio affetto da fibrosi cistica, avevano scoperto di essere entrambi portatori sani della malattia. La coppia voleva avere altri figli ma si trovò a fare i conti con il 25% di probabilità che nascessero anche loro affetti da fibrosi cistica e il 50% che ne fossero portatori sani. E così i due hanno deciso di ricorrere alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto, pratica che viene però vietata dalla legge italiana. Nel ricorso la coppia sostiene che la normativa italiana li discrimina rispetto alle coppie sterili e a quelle in cui l’uomo ha una malattia sessualmente trasmissibile: a loro viene infatti concessa la procreazione assistita.

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