HomeMedicina AlternativaMalattie neurodegenerative: un composto vegetale aumenta le connessioni cerebrali

Malattie neurodegenerative: un composto vegetale aumenta le connessioni cerebrali

IMMAGINE:  I NEURONI TRATTATI CON APIGENINA (A DESTRA) MOSTRANO LA FORMAZIONE DI PIU’ SINAPSI (ROSSO) RISPETTO AI NEURONI CHE NON SONO STATI TRATTATI.  CREDIT: REHEN ET AL.

Ricercatori brasiliani dell’ Istituto per la Ricerca e l’istruzione IDOR, dell’ Università Federale di Rio de Janeiro (UFRJ) e dell’Università Federale di Bahia (UFBA,) hanno dimostrato in laboratorio, che l’apigenina rafforza i collegamenti tra le cellule cerebrali e può essere usata nei trattamenti futuri, come un approccio alternativo per le malattie neurodegenerative .

L’apigenina è un flavonoide naturale, presente in  varie specie di frutta e verdura, come il prezzemolo, la cipolla, il sedano, il tè e il pompelmo. Una delle fonti più comuni di consumo dell’apigenina è la camomilla. L’apigenina è presente anche nel vino rosso e nella birra. L’apigenina è nota per essere un flavonoide bioattivo, con proprietà antinfiammatorie, antiossidanti, antiangiogeniche, antiallergiche, antigenotossiche e anticancerose“.

Gli studi epidemiologici indicano che un’alimentazione ricca di flavoni ridurrebbe il rischio di alcune forme di cancro (in particolare, il cancro del seno, del tubo digerente, della pelle e della prostata).  Si ipotizza che l’apigenina possa svolgere un ruolo protettivo in altre malattie influenzate dal processo ossidativo, come i disturbi cardiovascolari e neurologici.

Precedenti esperimenti sugli animali avevano già dimostrato che le sostanze dello stesso gruppo chimico dell’ apigenina, note come flavonoidi, influenzano positivamente la memoria e l’apprendimento. Molti studi hanno evidenziato il potenziale dei flavonoidi di preservare e migliorare la funzione del cervello. Mentre l’efficacia dei flavonoidi per la salute del cervello è già stata dimostrata, questa ricerca è la prima a dimostrare gli effetti positivi dell’ apigegina direttamente sulle cellule umane ed è anche la prima a dipanare il suo meccanismo.

Gli scienziati hanno osservato che mediante l’applicazione dell’ apigenina alle cellule staminali umane in una Piastra di Petri, esse si sono trasformate in neuroni, dopo 25 giorni – un effetto che non si può ottenere senza la sostanza. Inoltre, i neuroni che si sono formati hanno prodotto connessioni più forti e sofisticate tra di loro, dopo essere stati trattati con questo composto naturale.

“Forti connessioni tra i neuroni sono cruciali per il buon funzionamento del cervello, consolidamento della memoria e l’apprendimento”, spiega il neuroscienziato Stevens Rehen della IDOR e UFRJ e autore dello studio pubblicato oggi in Advances in Regenerative Biology.

Il team di ricerca condotta da Rehen ha dimostrato che l’apigenina agisce legandosi ai recettori degli estrogeni, che favoriscono lo sviluppo, la maturazione, la funzione e la plasticità del sistema nervoso. Questo gruppo di ormoni è noto per ritardare l’insorgenza di disturbi psichiatrici e neurodegenerative come schizofrenia, depressione, morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson. Tuttavia, l’uso di terapie a base di estrogeni è limitato dal rischio di tumori estrogeno-dipendenti e problemi cardiovascolari.

I ricercatori ritengono l’ apigenina può essere usata nei trattamenti futuri, come un approccio alternativo per le malattie neurodegenerative e in strategie di differenziazione neuronale in laboratorio.

“Mostriamo un nuovo percorso per nuovi studi, con questa sostanza”, sottolinea Rehen.” Inoltre, i flavonoidi sono presenti in quantità elevate in alcuni alimenti e possiamo ipotizzare che una dieta ricca di flavonoidi può influenzare la formazione dei neuroni e il loro modo di comunicare all’interno del cervello”.

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