HomeSaluteIl virus della rabbia potrebbe suggerire una cura per il Parkinson

Il virus della rabbia potrebbe suggerire una cura per il Parkinson

Gli scienziati hanno segnalato in ACS Nano, come sfruttare il meccanismo del virus della rabbia per somministrare un farmaco per la malattia di Parkinson, direttamente al cervello.

ll virus della rabbia provoca il caos nel cervello, innescando psicosi e morte. Per raggiungere la sua meta,  il virus deve prima ingannare il sistema nervoso e attraversare la barriera emato-encefalicaun processo che lo rende interessante nella progettazione di farmaci.

( Vedi anche:Mangiare più pesce potrebbe prevenire il morbo di Parkinson).

La malattia di Parkinson, la lenta degenerazione delle cellule cerebrali che controllano il movimento, colpisce circa un milione di americani, secondo la Fondazione Parkinson e non ha ancora una cura. Mentre la causa esatta della malattia di Parkinson è sconosciuta, è norta una caratteristica comune della malattia che è l’accumulo di ferro nei neuroni che causa danni e morte cellulare. Alcuni medici stanno ora utilizzando un composto metallico che si chiama deferoxamina per ridurre il ferro in eccesso nei pazienti, ma sono necessarie alte dosi a causa della limitata capacità del farmaco di entrare nel cervello, che portano a gravi effetti collaterali. Per abbassare la dose efficace, Yan-Zhong Chang, Xin Lou, Guangjun Nie e colleghi, hanno approfittato di una parte fondamentale del virus della rabbia per introdurre la deferoxamina direttamente nel cervello.

La glicoproteina 29 è una parte del virus della rabbia che si lega a un recettore della cellula cerebrale e attraversa la barriera emato-encefalica. I ricercatori hanno attaccato la glicoproteina 29 ad una nanoparticella piena di deferossamina. Quindi, hanno iniettato le nanoparticelle che catturano il ferro in modelli murini del morbo di Parkinson. I livelli di ferro nel cervello del topo si sono ridotti, invertendo il danno cerebrale e i sintomi della malattia, senza effetti collaterali notevoli. Dal momento che tutti i componenti nell’agente terapeutico sono già stati approvati per l’uso nella clinica, i ricercatori sono già passati alle sperimentazione clinica.

Fonte: EurekAlert

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