HomeSaluteCuore e circolazioneDanno cardiaco silenzioso guidato dall'obesità

Danno cardiaco silenzioso guidato dall’obesità

Un  recente studio dimostra che l’obesità porta a lesione subclinica del muscolo cardiaco e aumenta il rischio di insufficienza cardiaca anche tra le persone senza evidente malattia di cuore e indipendentemente da altri fattori di rischio cardiovascolare come il diabete, pressione alta e colesterolo alto.

  • Il danno silenzioso al cuore è stato rilevato utilizzando un test ultrasensibile che misura i livelli di una proteina rilasciata dalle cellule del muscolo cardiaco durante le lesioni.
  • I risultati dello studio suggeriscono che l’obesità è un driver indipendente di danni al muscolo cardiaco e che le persone obese, anche se prive di sintomi cardiaci, hanno bisogno di vigile monitoraggio.

Per lo studio, i ricercatori della Johns Hopkins hanno utilizzo un esame del sangue ultrasensibile per rilevare la presenza di una proteina che preannuncia le lesioni del muscolo cardiaco.

I risultati dello studio, pubblicato dal Journal of American College of Cardiology, sfidano la credenza diffusa che gran parte della malattie cardiovascolari osservate in persone gravemente in sovrappeso sono guidate da diabete e pressione alta, entrambi ben noti fattori di rischio cardiaco che si verificano di frequente tra gli obesi.

In particolare, la ricerca ha dimostrato che le persone obese avevano elevati livelli di un enzima noto come troponina cardiaca T, rilasciato dalle cellule del muscolo cardiaco con lesioni. Aumenti dei livelli di questo enzima corrispondono ad aumenti di indice di massa corporea.

La troponina T è il gold standard per la diagnosi di attacchi di cuore acuti o recenti ed è ampiamente utilizzata in pronto soccorso, per verificare i pazienti con dolore toracico e altri sintomi indicativi di un attacco di cuore. Il test utilizzato in questo studio funziona più o meno allo stesso modo, ma è tarato per rilevare i livelli di troponina molto al di sotto della gamma di test clinici per la diagnosi di un attacco di cuore.

“L’obesità è un noto ‘complice’ dello sviluppo di malattie cardiache, ma i nostri risultati suggeriscono che potrebbe essere un solista che guida l’insufficienza cardiaca indipendentemente da altri fattori di rischio che si trovano spesso nelle persone con eccesso di peso”, spiega il ricercatore Chiadi Ndumele, MD, MHS, professore assistente presso il Johns Hopkins Ciccarone Center for the Prevention of Heart Disease. “Il rapporto diretto che abbiamo trovato tra obesità e danno subclinico al cuore è abbastanza importante visto il numero crescente di  persone obese in tutto il mondo”.

Per lo studio, i ricercatori hanno misurato il BMI e livelli di troponina in circa 9.500  uomini e donne liberi da malattia di cuore, di età compresa 53-75 anni, nel Maryland, Mississippi, North Carolina e Minnesota. I ricercatori hanno seguito lo stato di  salute dei partecipanti per più di 12 anni. Durante il follow-up, 869 persone hanno sviluppato insufficienza cardiaca.

I ricercatori hanno trovato che le persone che erano gravemente obese – quelle con un BMI superiore a 35 – hanno avuto più di due volte il rischio di sviluppare insufficienza cardiaca, rispetto alle persone di peso normale. Tale rischio è aumentato in modo proporzionale all’aumento del  BMI: un aumento del 32 per cento per ogni aumento di cinque unità di BMI.

Quando i ricercatori hanno calcolato gli effetti combinati di elevata troponina e grave obesità, il potere predittivo è stato sorprendente. Persone gravemente obese con alti livelli di troponina avevano nove volte più probabilità di sviluppare uno scompenso cardiaco rispetto alle persone con peso normale e livelli di troponina non rilevabili. Il rischio elevato persisteva anche quando i ricercatori hanno preso in considerazione le altre possibili cause di danno cardiaco, tra cui il diabete, l’ipertensione e il colesterolo alto.

Esperti di salute pubblica ritengono l’insufficienza cardiaca – una condizione in cui il muscolo cardiaco non pompa in modo efficiente – un’epidemia incombente. La malattia è in costante ascesa e si prevede che possa incidere in un adulto su cinque, entro il 2030.

“Questi risultati sono un campanello d’allarme che l’obesità potrebbe alimentare ulteriormente il tasso crescente di scompenso cardiaco ed i  medici che si prendono cura delle persone obese non devono sentirsi rassicurati dall’assenza di fattori di rischio tradizionali, come il colesterolo alto, il diabete e l’ipertensione “, dice Roger Blumenthal, MD, direttore del Johns Hopkins Ciccarone Center for the Prevention of Heart Disease. “Le persone obese, anche se prive di sintomi cardiovascolari, devono essere monitorate per l’ insufficienza cardiaca e consigliate su come migliorare le loro abitudini di vita”.

Il loro prossimo passo sarà quello di studiare il meccanismo preciso con cui l’obesità provoca danno subclinico al muscolo cardiaco e se la riduzione del peso può ridurre il rischio di insufficienza cardiaca.

Fonte: Johns Hopkins Medicine via Medical news

Newsletter

Tutti i contenuti di medimagazine ogni giorno sulla tua mail

Articoli correlati

In primo piano