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Un ricercatore della Loyola University tratta la Paralisi di Bell con la stimolazione elettrica

Un chirurgo della Loyola University Medical Center utilizza la stimolazione elettrica come parte di una tecnica chirurgica avanzata per il trattamento della Paralisi di Bell, una condizione che provoca paralisi su un lato del viso del paziente.

Durante l’intervento chirurgico, il Dr. John Leonetti ha stimolato il nervo facciale danneggiato del paziente con una corrente elettrica, contribuendo a far ripartire il nervo, nel tentativo di ristabilire un migliore e più rapido movimento facciale.

Leonetti riferisce che i pazienti che hanno ricevuto la stimolazione elettrica hanno recuperato il movimento muscolare del viso dopo uno o due mesi, piuttosto che quattro-sei mesi che in genere dura la paralisi.

Un virus aveva innescato la Paralisi di Bell in un ragazzo di 15 anni, Audrey Rex di Lemont in Illinois. Il ragazzo non riusciva a chiudere l’occhio destro e il suo sorriso era sbilenco. Tutto questo provocava in lui un grande disagio. Doveva bere da una cannuccia e aveva difficoltà a mangiare.

Era stato trattato con steroidi, ma dopo sei settimane, non era migliorato.Così la madre di Audrey si è rivolta al Dr. Leonetti che le ha consigliato un intervento chirurgico con la stimolazione elettrica, seguita da terapia fisica. Oggi Audrey è tornato alla normalità ed ha riacquistato quasi tutti i movimenti dei muscoli facciali che aveva perso.

La Paralisi di Bell è considerata un disturbo idiopatico in quanto la sua causa non è assolutamente nota. Tuttavia, la maggior parte dei medici ritengono che essa sia causata da un rigonfiamento del nervo facciale indotto da un virus. I sintomi includono paralisi su un lato del viso, incapacità a chiudere un occhio; perdita di saliva, secchezza degli occhi, gusto alterato ed una incapacità di esprimere emozioni su un lato del viso.

La paralisi di Bell è il risultato di  un’infiammazione o di una compressione del VII nervo cranico. Quando un virus infetta il corpo, può provocare l’infiammazione del nervo facciale, che controlla i muscoli del viso su un lato del volto. Come reazione, il processo flogistico può causare gonfiore lungo il decorso delle fibre nervose ed ischemia. In alcuni casi, può manifestarsi un danno limitato alla sola guaina mielinica.

“La maggior parte dei casi possono essere trattati con successo con steroidi per via orale e l’ 85 per cento dei pazienti ha un buon recupero entro un mese. Ma se i sintomi persistono per più di un mese, il paziente può avere bisogno di un intervento chirurgico”, ha detto il Dr. Leonetti. Se il ricorso all’intervento chirurgico avviene in ritardo, ossia dopo più di tre mesi, il danno al  nervo che causa la paralisi di Bell può anche essere permanente. Così, il periodo ottimale per la chirurgia, è compreso tra uno e tre mesi dopo l’insorgenza dei sintomi.

L’intervento si chiama decompressione microscopica del nervo facciale. Il chirurgo rimuove la copertura ossea del nervo facciale, quindi riapre la copertura esterna del nervo. Oltre a questa procedura standard, Leonetti utilizza uno stimolatore elettrico per stimolare il nervo e accelerare il suo recupero.

La decompressione del nervo facciale è una tecnica consolidata per il trattamento della paralisi di Bell e la stimolazione elettrica è una tecnica consolidata utilizzata in altri interventi chirurgici che coinvolgono i nervi.

“Stiamo combinando due trattamenti standard per creare un trattamento eccezionale”, ha detto Leonetti.

Dopo l’intervento chirurgico, Audrey è stato affidato alla fisioterapista Lisa Burkman della Loyola  per eseguire esercizi individualizzati. ” il caso di Audrey dimostra che la strada di ritorno dalla paralisi di Bell è uno sforzo multidisciplinare che coinvolge il chirurgo, fisioterapista e paziente”.

Fonte: News Medical

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