HomeSaluteVirus e parassitiLo Spallanzani avvia la sperimentazione umana del vaccino COVID-19

Lo Spallanzani avvia la sperimentazione umana del vaccino COVID-19

Immagine: Public Domain.

L’antitossina completamente italiana sarà testata su 90 volontari nella prima prova.

È una donna, una cinquantenne, la volontaria a cui questa mattina è stata iniettata la prima dose del vaccino anti-Covid allo Spallanzani di Roma.

“Sono emozionata e orgogliosa – ha detto a chi le sta intorno – spero di poter essere utile alla nostra gente”. “Spero che la mia disponibilità – ha aggiunto la volontaria – possa aiutare a salvare vite umane e che le persone siano sempre più responsabili da non mettere a rischio se stesse e gli altri”.

Il vaccino, ideato dalla Biotech Reithera di Castel Romano, è stato finanziato con otto milioni di euro dalla Regione Lazio e dal Ministero della Ricerca con il Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Questa prima fase sarà seguita da altre due, condotte su un maggior numero di individui per dare risposte sull’efficacia.

Vedi anche:Il vaccino nasale contro COVID-19 previene l’infezione nei topi e frena la diffusione pandemica

LA SPERIMENTAZIONE – Oggi, apprendiamo dallo Spallanzani, che il vaccino candidato chiamato Grad-CoV2, verrà somministrato ad una sola persona, che, a seguito della vaccinazione, verrà tenuta sotto osservazione per qualche ora.

Quattro giorni dopo si prevede di somministrare il vaccino ad altre due persone, poi ad altre quattro e così via ad un numero crescente di volontari, fino ai 90 previsti in questa fase 1. Si prevede di iniziare con i minori di 55 anni di età per arrivare solo in un secondo momento agli over 65.

Secondo il protocollo stabilito dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), i 90 volontari sono infatti organizzati in due coorti: una di 45 individui sani di età compresa tra i 18 ei 55 anni e una di 45 individui sani di età compresa tra 65 e 85 anni. Ogni fascia di età è suddivisa in tre sottogruppi di 15 persone, ciascuno dei quali riceverà tre dosi crescenti.

IL VACCINO – Il vaccino, che prevede un’unica somministrazione, è uno dei due progettati in Italia e si basa su un virus reso innocuo e incapace di moltiplicarsi, utilizzato come navetta per trasportare nelle cellule l’informazione genetica corrispondente alla proteina Spike, l’arma che il virus Sars-CoV2 usa per invadere le cellule. Il virus shuttle fa parte della famiglia degli adenovirus, la stessa famiglia a cui appartiene il virus del raffreddore, ed è di origine animale.

Una volta raggiunta la sua destinazione, il frammento genetico corrispondente alla proteina Spike stimolerà le cellule a produrre solo quel frammento della proteina, che a sua volta stimolerà la produzione di anticorpi.

I test finora condotti sui topi indicano che il vaccino è in grado sia di stimolare la produzione di anticorpi neutralizzanti sia la risposta delle cellule immunitarie chiamate linfociti T killer, in grado di riconoscere le cellule colpite dal virus.

Fonte: aa.com

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