HomeSaluteTumoriCancro del polmone: immunoterapia più efficace della chemioterapia

Cancro del polmone: immunoterapia più efficace della chemioterapia

Immagine: David Gerber

Un team internazionale di ricercatori, che comprende medici della UT Southwestern Medical Center, ha annunciato che il farmaco immunoterapico Nivolumab è più efficace della chemioterapia per il trattamento di alcuni tipi di cancro del polmone che non hanno risposto alle terapie di prima linea, .

I ricercatori hanno confrontato il trattamento con farmaco immunoterapico con il trattamento con un farmaco chemioterapico in pazienti con cancro al polmone non a piccole cellule  (NSCLC) la cui malattia ha continuato a progredire dopo il trattamento di prima linea. Essi hanno scoperto che Nivolumab ha migliorato la sopravvivenza globale ed è stato generalmente ben tollerato.

I risultati, riportati oggi nel New England Journal of Medicine, sono significativi perché le opzioni per i pazienti il cui cancro ai polmoni progredisce dopo il trattamento iniziale, sono limitate.

“Questo studio clinico dimostra che le persone con cancro del polmone non solo vivono più a lungo se trattati con il farmaco Nivolumab, ma la qualità della loro vita è migliore e gli effetti collaterali sono meno gravi”, ha detto il dottor David Gerber, Professore Associato di Medicina Interna presso la UT Southwestern e autore dello studio.

Secondo il National Cancer Institute, il cancro del polmone è il secondo tumore più comune negli uomini e nelle donne ed è la causa principale di morte per cancro. La sopravvivenza globale a 5 anni è solo del 17 per cento ed è di gran lunga inferiore in caso di cancro del polmone metastatico.

La Food and Drug Administration (FDA) ha approvato l’uso di Nivolumab per il carcinoma polmonare non a piccole cellule squamose a marzo e in precedenza aveva approvato il farmaco per il trattamento di pazienti resistenti al trattamento del melanoma metastatico che non può essere rimosso con un intervento chirurgico.

Nivolumab è un farmaco immunoterapico che agisce inibendo la proteina PD-1 che funge da recettore. La proteina PD-L1, posta sulla superficie delle cellule cancerose consente ai tumori di sfuggire all’identificazione e al successivo attacco del sistema immunitario, e quindi di continuare a crescere e proliferare inibendo l’attività dei linfociti. In particolare, all’avvicinarsi di una cellula T killer (un globulo bianco specializzato) PD-L1 si lega alla proteina che funge da recettore, detta PD-1, presente sulla superficie delle cellule immunitarie, inibendo l’attività della cellula T killer

“L’idea alla base immunoterapia è di mettere in moto la risposta immunitaria naturale del corpo al cancro che si sviluppa e cresce in parte perché ha messo un freno alla risposta immunitaria. Questi farmaci agiscono sul “freno” permettendo al sistema immunitario di accelerare e attaccare il cancro “, ha spiegato il Dottor Gerber che è anche Co-Director of the Lung Cancer Disease Oriented Team and co-leader of the Experimental Therapeutics Program at UT Southwestern.

Secondo il Dr. Gerber, che è anche membro della Divisione di Ematologia e Oncologia dell’ Harold C. Simmons Comprehensive Cancer Center, l’immunoterapia è uno dei più grandi progressi scientifici per il trattamento del cancro, negli ultimi 30 anni.

Il trattamento con Nivolumab è promettente perché il farmaco è efficace, spesso ben tollerato e sembra essere utile in diversi tipi di cancro.

Lo studio ha dimostrato che Nivolumab, rispetto al farmaco chemioterapico standard chiamato Docetaxel che è uno dei trattamenti di seconda linea approvato dalla FDA più comunemente utilizzato per NSCLC, è più efficace.

 

La sperimentazione clinica di fase 3 ha seguito più di 500 pazienti con carcinoma non a piccole cellule del polmone (NSCLC): 287 hanno ricevuto Nivolumab e 268 hanno ricevuto il farmaco chemioterapico docetaxel. Il tasso di sopravvivenza a un anno è stato del 51 per cento nel gruppo trattato con Nivolumab contro il 39 per cento nel gruppo trattato con Docetaxel. I più comuni effetti indesiderati riportati con Nivolumab sono stati: affaticamento, nausea, diminuzione dell’appetito e debolezza ed erano meno gravi rispetto agli effetti collaterali di  docetaxel. In una minoranza di casi, alcuni pazienti trattati con Nivolumab hanno sviluppato tossicità autoimmune che ha colpito vari organi.

Oltre a studiare l’efficacia e la sicurezza, lo studio ha esaminato il biomarcatore della proteina PD-L1, che svolge un ruolo nella soppressione del sistema immunitario. I risultati dello studio suggeriscono che i pazienti con un più alto livello di PD-L1 nei loro tumori possono sperimentare il massimo beneficio da Nivolumab che si rivolge alla relativa molecola PD1. Il biomarcatore aiuta gli oncologi a prevedere quali pazienti risponderanno meglio a quel trattamento e a pianificare di conseguenza, il loro trattamento. Altri biomarker predittivi promettenti per le immunoterapie contro il cancro includono il grado di infiltrazione delle cellule immunitarie all’interno di un tumore e il numero delle mutazioni che il tumore presenta.

Anche altri tipi di cancro hanno dimostrato beneficio da Nivolumab e da altre immunoterapie.

“Abbiamo osservato gli effetti promettenti di Nivolumab contro alcuni linfomi, cancro del colon, tumore ovarico, tumore della vescica e altri tumori maligni”, ha concluso Gerber.

Fonte: http://www.eurekalert.org/pub_releases/2015-09/usmc-ist092815.php

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