HomeSaluteIntestino e stomacoIBD: carenza di vitamina D legata all’infiammazione

IBD: carenza di vitamina D legata all’infiammazione

IBD-Immagine: astratto grafico.Distribuzione percentuale dei pazienti inclusi con malattia di Crohn secondo la classificazione di Montreal. Credito: Medicine.

Livelli più bassi di vitamina D riscontrati nei pazienti con malattia infiammatoria intestinale (IBD) sono collegati all’infiammazione e svolgono potenzialmente un ruolo nello sviluppo della malattia, secondo i risultati di uno studio osservazionale trasversale pubblicato sulla rivista Medicine.

È noto che livelli insufficienti di vitamina D nei pazienti con malattie infiammatorie intestinali aumentano i rischi di ricaduta e di recidiva della malattia, con conseguenti complicazioni come l‘osteoporosi e la carenza di calcio a causa del suo impatto sull’infiammazione e sullo sviluppo delle malattie infiammatorie intestinali.

Il nostro studio mirava a studiare i livelli sierici di vitamina D nei pazienti con IBD rispetto a individui sani e a valutare la relazione tra vitamina D e marcatori infiammatori“, afferma la Dott.ssa Antonia Topalova-Dimitrova, MD del Dipartimento di Gastroenterologia, Ospedale Universitario St. Ivan Rilski e Università di Medicina di Sofia, Bulgaria.

La forte associazione tra i livelli di vitamina D e la gravità dell’infiammazione IBD

Lo studio ha indagato il legame tra i livelli di vitamina D e le malattie infiammatorie intestinali, concentrandosi sul morbo di Crohn (CD) e sulla colite ulcerosa (UC). In un gruppo di 106 partecipanti, inclusi 92 pazienti con IBD e 14 controlli sani, la ricerca ha trovato un’associazione sostanziale tra livelli sierici di vitamina D più bassi e aumento dei marcatori infiammatori nei pazienti con IBD.

I risultati hanno mostrato che gli individui con CD e CU avevano livelli sierici di vitamina D notevolmente più bassi (16 ± 8,6 ng/mL) rispetto agli individui sani (26 ± 9,73 ng/mL). Nello specifico, il 32,6% dei pazienti con IBD presentava carenza di vitamina D, mentre il 66,3% aveva livelli insufficientiAl contrario, il gruppo di controllo sano aveva una percentuale più elevata (35,7%) di individui con livelli normali di vitamina D.

Lo studio ha anche rivelato qualcosa di intrigante: quando i livelli di vitamina D erano più bassi nelle persone con malattie infiammatorie intestinali, i marcatori legati all’infiammazione, come la conta dei globuli bianchi e alcune proteine ​​come la CRP-C, tendevano ad essere più alti. Ciò suggerisce che quando i livelli di vitamina D diminuiscono, i segni di infiammazione possono aumentare, suggerendo che la vitamina D gioca un ruolo nel modo in cui si verifica l’infiammazione nelle IBD. Ciò potrebbe significare che il mantenimento di livelli sani di vitamina D potrebbe aiutare a gestire l’infiammazione in queste malattie.

La relazione osservata tra i livelli di vitamina D e l’infiammazione nelle IBD implica una causalità o solo una correlazione?

È fondamentale notare che, sebbene lo studio dimostri una forte associazione tra i livelli di vitamina D e la gravità dell’infiammazione nelle IBD, non stabilisce un nesso di causalità. I risultati suggeriscono una correlazione tra livelli più bassi di vitamina D e aumento dell’infiammazione, indicando una possibile influenza della vitamina D sulla gravità delle IBD. I fattori che contribuiscono a un basso livello di vitamina D negli individui con IBD comprendono il malassorbimento, la ridotta assunzione di cibo, la limitata esposizione alla luce solare e alcune predisposizioni genetiche.

Le implicazioni di questi risultati sono significative, soprattutto considerando la crescente prevalenza di condizioni correlate alle malattie infiammatorie intestinali come il morbo di Crohn e la colite. La carenza di vitamina D nei pazienti con IBD è associata a una maggiore frequenza di recidiva della malattia, a una risposta più lenta alla terapia biologica e a un aumento del rischio di intervento chirurgico. Comprendere il potenziale ruolo della vitamina D nel modulare l’infiammazione nelle IBD potrebbe aprire la strada ad interventi mirati. Le strategie per affrontare la carenza di vitamina D nei pazienti con malattie infiammatorie intestinali, come l’integrazione, possono integrare i trattamenti esistenti e potenzialmente aiutare a gestire la gravità della malattia e le ricadute.

Nel complesso, lo studio mostra una chiara correlazione tra l’aumento dell’infiammazione nei pazienti con IBD e la riduzione dei livelli di vitamina D; tuttavia, sono necessarie ulteriori indagini per individuare i meccanismi esatti e stabilire una relazione di causa-effetto. Questi risultati offrono spunti promettenti sulle possibili strade per la gestione e la comprensione della complessa natura delle IBD.

Leggi anche:Come la vitamina D regola laffaticamento

La Dott.ssa Dimitrova conclude: “Si consiglia vivamente di valutare i livelli di vitamina D nei soggetti affetti da IBD a causa dei rischi associati di recidiva della malattia, interventi chirurgici, osteoporosi, carenza di calcio e ridotta risposta ai trattamenti biologici. È possibile perseguire l’aumento dei livelli di vitamina D attraverso miglioramenti della dieta, una maggiore esposizione alla luce solare (anche se difficile per chi soffre di IBD) o l’integrazione orale”.

Fonte:Medicine

 

Newsletter

Tutti i contenuti di medimagazine ogni giorno sulla tua mail

Articoli correlati

In primo piano