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La dieta mediterranea potrebbe rallentare il processo di invecchiamento

La dieta mediterranea, ortaggi e legumi, frutta, noci, grandi quantità di olio d’oliva e un bicchiere di vino a pasto, è stata a lungo considerata come uno dei modi più sani di mangiare.Ora, i ricercatori hanno suggerito che la dieta mediterranea potrebbe anche aiutare a rallentare il processo di invecchiamento.

Lo studio, pubblicato in The BMJ , ha trovato che la dieta mediterranea è associata a una maggiore lunghezza dei telomeri, considerati un indicatore di invecchiamento.

I telomeri sono sequenze di DNA situate alla fine dei cromosomi. Essi contribuiscono a tutelare l’integrità fisica del cromosoma, impedendo il loro sfilacciamento e favorendo la custodia del codice genetico.

I telomeri si accorciano naturalmente con l’età: si dimezzano durante la progressione dall’infanzia all’età adulta e poi si dimezzano ancora durante l’inizio della vecchiaia. I telomeri accorciati sono associati con una speranza di vita ridotta e aumentato sviluppo di malattie croniche legate all’età.

Precedenti ricerche hanno suggerito che seguire la dieta mediterranea può ridurre la mortalità generale, l’incidenza delle malattie croniche – come le principali malattie cardiovascolari – e aumentare la probabilità di un invecchiamento sano.

La dieta mediterranea è caratterizzata da:

  • Alto consumo di ortaggi, frutta, noci, legumi, cereali non raffinati
  • Un elevato consumo di olio di oliva, ma basso apporto di grassi saturi
  • Moderatamente elevato apporto di pesce
  • Basso consumo di prodotti lattiero-caseari, carne e pollame
  • Regolare (ma moderata) assunzione di alcol (vino ai pasti).

Fattori di stile di vita, l’obesità e l’assunzione di bevande zuccherate, sono stati collegati a telomeri più corti rispetto alla media. I componenti chiave della dieta mediterranea – frutta, noci e verdura – noti per i loro effetti anti-infiammatori e antiossidanti, potrebbero influenzare la lunghezza dei telomeri in modo positivo.

Dieta mediterranea significativamente associata con telomeri più lunghi

I ricercatori, guidati da Immaculata de Vivo from Brigham and Women’s Hospital and Harvard Medical School, hanno utilizzato i dati dello studio ‘ Nurses ‘, per esaminare se vi sia un’ associazione tra consumo di dieta mediterranea e la lunghezza dei telomeri.

Circa 4676 partecipanti allo studio, donne di mezza età in buona salute, hanno completato questionari dettagliati sulle abiutudini alimentari e sono stati sottoposti  a esame del sangue per determinare la lunghezza dei loro telomeri.

A ogni partecipante è stato assegnato un punteggio sulla dieta che variava da 0-9 punti, in corrispondenza con quanto la loro dieta somigliava alla dieta mediterranea. I ricercatori hanno registrato i risultati per altri potenziali fattori di confondimento, come l’indice di massa corporea ( BMI ).

Essi hanno scoperto che una maggiore aderenza alla dieta mediterranea era significativamente associata con telomeri più lunghi.

La ricerca futura potrebbe esaminare i fattori genetici

Lo studio è stato limitato dal disegno trasversale che ha considerato solo la lunghezza dei telomeri valutata in un punto nel tempo e con l’utilizzo di una coorte come campione con prevalentemente donne di origine europea.

In un editoriale collegato, il Prof. Peter Nilsson, della Lund in Svezia, suggerisce che ” i fattori genetici possono spiegare la diversa lunghezza dei telomeri  e influenze culturali potrebbero svolgere un ruolo importante nel nostro stile di vite e su come si sono sviluppate le nostre preferenze e modelli  alimentari”.

Il Prof. Nilsson ritiene che in studi futuri si debba prendere in considerazione la possibilità di interazione tra geni, la dieta e il sesso, ma descrive i risultati di questo studio come “rassicuranti”.

L’associazione positiva trovata in questo nuovo studio non fa che rafforzare l’idea che la dieta mediterranea è tra le diete più sane al mondo.

Fonte Mediterranean diet and telomere length in Nurses’ Health Study: population based cohort study, Immaculata de Vivo, et al., The BMJ, doi: 10.1136/bmj.g6674, published online 2 December 2014, abstract.

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