HomeSaluteTumoriRadioterapia per curare il cancro uterino collegata al rischio di cancro della...

Radioterapia per curare il cancro uterino collegata al rischio di cancro della vescica

 La radioterapia usata per trattare il cancro uterino può aumentare il rischio di sviluppare il cancro alla vescica del paziente.

 Questa è la conclusione di un recente studio pubblicato su BJU InternationalI risultati indicano l’importanza del monitoraggio di potenziali segni di cancro della vescica in questi pazienti, per garantire la diagnosi precoce e il trattamento.

Negli Stati Uniti, il cancro uterino è il quarto tumore più comune nelle donne, con una stima di 49.560 donne diagnosticate nel 2013. Oltre alla chirurgia, il 38 per cento delle pazienti viene sottoposto a radioterapia pelvica per diminuire la ricorrenza del cancro uterino. Gli studi hanno trovato che le donne trattate con radioterapia per il cancro uterino, come gli uomini che hanno ricevuto radioterapia per il cancro alla prostata, hanno un rischio maggiore di sviluppare il cancro alla vescica, più tardi nella vita.

Per la ricerca,Guan Wu,  della University of Rochester Medical Center, ed i suoi colleghi, hanno analizzato 56.681 pazienti con diagnosi di cancro uterino come primo tumore maligno primario tra il 1980 e il 2005. Le informazioni relative ai casi analizzati, sono derivate dal database del Surveillance, Epidemiology e End-Results (SEER).

In un follow-up medio di 15 anni, l’incidenza del cancro della vescica nelle pazienti con tumore uterino trattate con radioterapia pelvica, era due volte superiore a quella osservata nelle pazienti trattate senza radiazione.

Si ritiene inoltre, che i tumori della vescica che si sviluppano dopo la radiazione pelvica tendono ad essere aggressivi.

“I medici che si occupano di pazienti con una storia di cancro uterino e radioterapia pelvica dovrebbero tenere a mente l’aumento del rischio di cancro alla vescica,” ha detto il dottor Wu. ” La valutazione clinica adeguata dovrebbe essere eseguita per evitare diagnosi in ritardo e per migliorare la qualità delle cure per questo gruppo di pazienti “.

Fonte BJU International 2013; DOI: 10.1111/bju 0,12543

Newsletter

Tutti i contenuti di medimagazine ogni giorno sulla tua mail

Articoli correlati

In primo piano