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Linfoma di Hodgkin: dall’immunoterapia una nuova speranza di trattamento

 Linfoma di Hodgkin: dall’immunoterapia una nuova speranza di trattamento.

Negli ultimi anni, numerose scoperte scientifiche hanno portato allo sviluppo di farmaci che liberano le capacità del sistema immunitario di riconoscere e attaccare il cancro. Gli studi presentati oggi alla 56a riunione annuale della Società Americana di Ematologia (ASH), evidenziano le enormi potenzialità di questi nuovi trattamenti per i pazienti con una varietà di disturbi ematologici.

Per il linfoma di Hodgkin (Chl) , due studi di fase 1 stanno già dimostrando risultati stupefacenti. Uno studio condotto da Craig H. Moskowitz, MD, direttore clinico della Divisione di Ematologia e Oncologia presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center (MSK), ha mostrato che il 66 per cento dei pazienti con linfoma di Hodgkin hanno avuto una risposta completa o parziale, dopo il trattamento con un farmaco per l’immunoterapia chiamato pembrolizumab.

“Questi risultati sono davvero straordinari date le circostanze terribili che questi pazienti stavano affrontando”, ha detto il dottor Moskowitz. “Pembrolizumab è già stato approvato per i pazienti con melanoma avanzato e siamo entusiasti che il farmaco stia producendo risposte anche in altri tipi di cancro”.

Pembrolizumab è un inibitore di PD-1, una proteina sulla superficie delle cellule T che normalmente regola il sistema immunitario bloccando l’attivazione delle cellule T. Alcuni tipi di cancro hanno sviluppato delle strategie per sfruttare questo meccanismo di spegnimento, interagendo con PD-1 che permette al cancro di sfuggire all’attacco delle cellule T. Pembrolizumab blocca PD-1 permettendo alle cellule T di continuare a lottare.

I medici MSK hanno svolto un ruolo importante negli studi clinici che hanno portato all’approvazione di pembrolizumab e continuano a condurre prove con la terapia del melanoma, su linfomi e altri tumori.

Lo studio del dottor Moskowitz ha esaminato gli effetti di pembrolizumab in 29 pazienti con linfoma di Hodgkin che non avevano risposto al trattamento con brentuximab vedotin. Venti pazienti avevano anche avuto una recidiva dopo il trapianto di cellule staminali autologhe.

Dopo dodici settimane, sei pazienti (21 per cento) hanno raggiunto una risposta completa e tredici pazienti (45 per cento) hanno avuto una remissione parziale. Non sono stati riportati eventi avversi gravi e solo un paziente ha interrotto la terapia a causa di un effetto collaterale moderato.

” Utilizzare il sistema immunitario come arma contro il cancro è una strategia presa in considerazione solo di recente”, ha detto il dottor Moskowitz. ” I risultati di questo studio sono incoraggianti perchè hanno raccolto prove che le immunoterapie hanno il potenziale per combattere diversi tipi di cancro”.

Un secondo studio presentato alla riunione annuale ASH e contemporaneamente pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha mostrato risultati positivi simili, nei pazienti con linfoma di Hodgkin trattati con il farmaco per l’immunoterapia chiamato nivolumab, un’altro PD-1 inibitore.

Ventitre pazienti affetti da linfoma di Hodgkin che non avevano ottenuto risultati da un precedente trattamento – 18 dei quali avevano anche recidiva dopo il trapianto autologo di cellule staminali – sono stati trattati con nivolumab. Dopo 24 settimane, quattro pazienti (17 per cento) hanno raggiunto una risposta completa e sedici pazienti (70 per cento) hanno avuto una remissione parziale. Sono stati riportati solo tre eventi avversi gravi.

“Questi dati sono i primi a segnalare uno studio completato sull’ inibitore PD-1, nel linfoma di Hodgkin”, ha affermato Alexander M. Lesokhin, MD, un oncologo presso  MSK che ha co-condotto lo studio. “Questa è una buona notizia per i pazienti con linfoma di Hodgkin e per il progresso dell’immunoterapie. E’ un momento emozionante per un oncologo!!”.

Un ampio studio di fase II di questa terapia è in corso presso MSK e altre istituzioni.

Fonte http://www.eurekalert.org/pub_releases/2014-12/mscc-ssi120514.php

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