HomeSaluteCervello e sistema nervosoLe cellule immunitarie possono proteggere dall'Alzheimer

Le cellule immunitarie possono proteggere dall’Alzheimer

Grappoli di cellule immunitarie nel cervello, precedentemente associate con il morbo di Alzheimer, in realtà proteggono dalla malattia e limitano la diffusione delle placche amiloidi dannose, secondo un nuovo studio della Yale University School of Medicine.

I risultati, pubblicati online il 18 maggio dalla rivista Neuron, sono un’ulteriore prova che i sottoprodotti dell’ infiammazione di queste cellule immunitarie non sono probabilmente i principali responsabili della malattia di Alzheimer, come precedentemente sospettato.

” Dovremmo migliorare la funzione di queste cellule immunitarie e non cercare di reprimerla”, ha detto Jaime Grutzendler, Professore associato di neurologia e neuroscienze e autore senior dello studio.

Un gran numero di cellule del sistema immunitario chiamate microglia si trovano intorno alle placche amiloidi che sono il segno distintivo della malattia di Alzheimer.

Alcuni scienziati hanno teorizzato che le tossine rilasciate dalla microglia che tenta di attaccare le placche, contribuiscono a danneggiare le cellule cerebrali.

Utilizzando un modello murino della malattia di Alzheimer, Grutzendler e gli autori principali dello studio Peng Yuan e Carlo Condello, hanno studiato una rara mutazione genetica del geneTREM2 che blocca la capacità della microglia di rispondere alle minacce nel cervello. Essi hanno scoperto che le placche nei topi con questa mutazione sono state coperte con fibre appuntite sporgenti verso l’esterno nel cervello. TREM2 e il suo equivalente umano, che nella forma mutata aumenta il rischio di malattia di Alzheimer, sembra essere cruciale per permettere alla microglia di contenere le placche amiloidi, limitando così il loro danno.

“Le cellule fungono da barriera fisica che impedisce l’espansione delle placche e, quindi, le rende meno tossiche per le connessioni tra le circostante cellule cerebrali”, ha spiegato Grutzendler.

Grutzendler suggerisce che le differenze nelle capacità della microglia possono aiutare a spiegare perché alcuni individui con grandi quantità di placche amiloidi non sviluppano mai i deficit cognitivi associati con il morbo di Alzheimer, mentre in altri individui, il processo di invecchiamento può rendere la microglia inefficace a contenere queste placche amiloidi, contribuendo così alla perdita di memoria e delle capacità cognitive, caratteristiche del morbo di Alzheimer.

Fonte: Yale news

Newsletter

Tutti i contenuti di medimagazine ogni giorno sulla tua mail

Articoli correlati

In primo piano