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La proteina Favine protegge dall’aterosclerosi

(Aterosclerosi-Immagine:astratto grafico Astratto grafico. Credito: iScience (2022). DOI: 10.1016/j.isci.2022.105252).

L’aterosclerosi, l’ostruzione delle arterie con placche di grasso, è una delle principali cause di morte in tutto il mondo. L’aterosclerosi spesso comporta calcificazione (o un accumulo di calcio) nelle arterie e trombosi, dove un coagulo di sangue (o “trombo”) blocca il vaso sanguigno. Gli studi sull’aterosclerosi sono stati ostacolati dalla mancanza di un modello murino per questi due processi, ma non è più così, grazie a un gruppo di ricerca dell’Università di Osaka che ha sviluppato un tale modello.

Il team ha dimostrato che la mancanza di una proteina nota come Favine nei topi accelera il processo di aterosclerosi e porta anche alla calcificazione spontanea e alla formazione di trombi. Favine è stato originariamente identificato dallo stesso team come una proteina espressa ad alti livelli nelle arterie umane, quindi il team si è chiesto se avesse un ruolo nell’aterosclerosi.

Il modello di aterosclerosi più utilizzato è un topo privo della proteina “apolipoproteina E” o ApoE. Utilizzando topi senza ApoE che i ricercvatori hanno progettato per essere privi di Favine, il team ha osservato la formazione di lesioni aterosclerotiche avanzate di tipo umano nei vasi sanguigni dei topi, tra cui calcificazione e trombosi.

I ricercatori hanno anche osservato una diminuzione dei livelli di molecole coinvolte in una via di segnalazione nota come “via MEF2C-KLF2”. La molecola chiamata MEF2C è nota per essere protettiva contro l’aterosclerosi. Presi insieme, i topi privi sia di ApoE che di Favine hanno mostrato cambiamenti nell’espressione genica che potrebbero portare alla formazione spontanea di trombi.

Vedi anche: Aterosclerosi: nuova strategia per la prevenzione

“Non solo, ma un’analisi di correlazione dell’espressione genica in questi topi a doppio knockout e placche instabili degli esseri umani ha mostrato una correlazione positiva”, spiega il primo autore Sachiko Kobayashi. “Ciò significa che questi topi sono un modello accurato per l’aterosclerosi umana”.

L’identificazione dell’associazione tra livelli ridotti di Favine, carenze delle vie di segnalazione a valle e calcificazione e formazione di trombi rivela una nuova strada per il trattamento dell’aterosclerosi. “L’esacerbazione dello sviluppo di lesioni aterosclerotiche simili all’uomo nei topi a doppio knockout ApoE e Favine implica che Favine e il percorso MEF2C-KLF2 sono coinvolti nello sviluppo di placche aterosclerotiche instabili negli esseri umani”, spiega l’autore senior dello studio Iichiro Shimomura. “Questo indica anche che le terapie mirate a questo percorso potrebbero essere efficaci contro la condizione”.

Oltre a generare un modello murino che sarà uno strumento prezioso per la ricerca futura, questo importante lavoro ha anche identificato un nuovo potenziale bersaglio terapeutico per il trattamento dell’aterosclerosi. La ricerca è stata pubblicata su iScience.

Fonte:iScience

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