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Atassia-telangiectasia: nuovi indizi sulle origini

(Atassia-telangiectasia-Immagine Credit Public Domain).

Un nuovo studio della Yale School of Medicine rileva che tratti massicci e ripetitivi di DNA nel genoma umano possono ospitare indizi sull’insorgenza di una rara malattia neurodegenerativa ereditaria chiamata atassia-telangiectasia e altre malattie neurodegenerative correlate.

Immagine Credito immagine: Max Pixel, CC0 di dominio pubblico

I risultati dello studio, pubblicati il ​​6 settembre sulla rivista Neuron, indicano anche possibili direzioni per il trattamento della malattia.

Quasi la metà del genoma umano è composto da elementi trasponibili, lunghi e brevi tratti di DNA chiamati “geni saltellanti” per la loro capacità di spostarsi da una posizione del genoma ad altre. Una volta chiamate DNA “spazzatura”, queste sequenze trasponibili hanno dimostrato di svolgere ruoli regolatori cruciali in molte funzioni biologiche. Una volta che adempiono a queste miriadi di ruoli, i regolatori molecolari di solito silenziano la loro espressione.

Per il nuovo studio, il team di Yale, guidato da  Takehiro Takahashi, ricercatore associato nel laboratorio di Akiko Iwasaki, Sterling Professor of Immunobiology, ha esplorato il ruolo di uno degli elementi trasponibili più comuni, noto come elemento nucleare 1 a lunga distanza ( LINE-1), nelle malattie neurodegenerative.

I ricercatori hanno scoperto che l’attivazione della LINE-1 era correlata al danno al cervelletto nei pazienti con atassia-telangiectasia, che altera la coordinazione e provoca deficit nel sistema immunitario e in altri sistemi del corpo. Hanno scoperto che l’aumento della LINE-1 nel cervelletto di questi pazienti era associato a una neuroinfiammazione significativa. L’aspettativa di vita mediana dei pazienti con il disturbo è compresa tra 19 e 25.

Vedi anche:Atassia spino-cerebellare: un antibiotico si rivela utile per il trattamento

Nei modelli murini del disturbo, i ricercatori hanno scoperto che l‘attivazione di LINE-1 era sufficiente a causare danni cellulari e morte nel cervelletto dei topi. Tuttavia, quando i topi sono stati trattati con inibitori della trascrittasi inversa, come quelli usati nel trattamento dell’HIV, la progressione del disturbo è stata ridotta.

I ricercatori affermano che la terapia antiretrovirale può aiutare a sopprimere l’attivazione della LINE-1 in individui geneticamente predisposti, che viene silenziata nella maggior parte delle persone dopo lo sviluppo iniziale.

“I risultati sono intriganti”, hanno detto i ricercatori, “perché diversi laboratori stanno ora esplorando il ruolo di LINE-1 nell’insorgenza di malattie neurodegenerative come la schizofrenia, la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e il morbo di Alzheimer”.

 Ci sono sicuramente più contributori a questi disturbi, ma il ruolo di LINE-1 offre ai ricercatori una nuova entusiasmante linea di indagine”, ha affermato Takahashi, autore principale dello studio.

Fonte: Università di Yale

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