Attualmente non esiste un trattamento che altera il corso della malattia di Alzheimer . Tuttavia, un numero crescente di prove, suggerisce che i cambiamenti nel modo in cui l’organismo gestisce il ferro ed altri minerali come il rame e lo zinco, possono iniziare prima della comparsa della malattia. Un nuovo studio mostra che la riduzione dei livelli di ferro nel plasma sanguigno può proteggere il cervello dalle modifiche relative alla malattia. Per la ricerca sono stati utilizzati dei conigli alimentati con una dieta ricca di colesterolo che ha causato l’aumento di placche di una proteina chiamata beta amiloide. Queste placche sono tossiche per i neuroni e centrali per lo sviluppo dell’Alzheimer.I conigli hanno sviluppato cambiamenti nella proteina Tau che è parte dello scheletro dei neuroni. Quando questa proteina viene pesantemente fosforilata, la capacità dei neuroni di condurre segnali elettrici si interrompe. Dopo il trattamento con un farmaco chiamato Deferiprone ( un riduttore del ferro), il livelli del ferro nel plasma sanguigno dei conigli si è ridotto e sia le beta amiloide che la proteina Tau fosforilata sono tornate a livello normale nel cervello.Un altro processo degenerativo nella malattia di Alzheimer comporta la produzione di specie reattive dell’ossigeno che può danneggiare i neuroni. Il Deferiprone è anche pensato per sopprimere questo danno reattivo dell’ossigeno causato dal ferro libero nel sangue.Sembra che il ferro, nella malattia di Alzheimer, vada a collocarsi nei posti sbagliati ed in particolare si accumula, a livelli molto alti nei nuclei delle placche beta amiloide che diventano molto reattive. Gli studi mostrano che il trattamento con deferiprone, chelante del ferro, si oppone ad una serie di eventi patologici indotti da una dieta ricca di colesterolo. Secondo gli scienziati è possibile che una dose maggiore di deferiprone o la terapia combinata con un antiossidante, possa prevenire la formazione di ROS e proteggere contro gli effetti deleteri di una dieta ricca di colesterolo, rilevanti nella patologia di Alzheimer.