Microbi intestinali-immagine: schema di due prospettive contrastanti sul ruolo del microbiota intestinale nella salute mentale. Crediti: Nature Mental Health.
Il microbiota intestinale, l’orchestratore dinamico dei processi fisiologici e neuroimmunitari, influenza la salute mentale attraverso l’asse bidirezionale microbiota-intestino-cervello. Sebbene firme microbiche distinte siano collegate a disturbi psichiatrici come depressione, ansia, disturbo da stress post-traumatico e schizofrenia, rimane irrisolto se questa relazione sia causale, correlativa o rappresenti un’interazione complessa.
Questa revisione esamina questa tricotomia, evidenziando percorsi meccanicistici chiave, tra cui metaboliti microbici, modulazione immunitaria e segnalazione neurale, insieme alle sfide nel distinguere causalità da correlazione. Chiarire questa distinzione eleva il microbiota intestinale da una curiosità a un pilastro della medicina personalizzata. Inoltre, l’enfasi è posta sul progresso dei quadri metodologici, sulla promozione della collaborazione interdisciplinare e sulla risoluzione delle disparità nella ricerca che influenzano le conoscenze su popolazioni specifiche.
Una più chiara comprensione del ruolo del microbiota nella salute mentale potrebbe portare a nuove terapie e biomarcatori predittivi, tracciando infine percorsi verso approcci più equi e basati sull’evidenza. Questo lavoro delinea il potenziale trasformativo di chiarire l’asse microbiota-intestino-cervello nell’affrontare il problema della salute mentale a livello globale.
Quasi una persona su sette soffre di un disturbo mentale, il che lo rende una delle sfide sanitarie più urgenti al mondo. Eppure, nonostante i trattamenti disponibili, la maggior parte delle persone non ha ancora accesso a una cura efficace.
Ora, i ricercatori dell’Università dell’Australia Meridionale stanno esplorando le connessioni tra intestino e cervello per decifrare il loro ruolo nella salute mentale e nel benessere.
Esaminando gli studi che dimostrano come l’intestino e il cervello sono profondamente collegati, la loro revisione presenta la prova più solida finora che i cambiamenti nel microbioma intestinale di una persona possono influenzare direttamente la chimica del suo cervello.
La revisione, pubblicata su Nature Mental Health, ha rilevato:
- Esistono forti prove causali che i microbi intestinali possono modificare la chimica del cervello, le risposte allo stress e i comportamenti nei modelli animali.
- Alterazioni dei modelli intestinali in condizioni come la depressione e la schizofrenia.
- I primi studi sui probiotici, sui cambiamenti nella dieta e sui trapianti di microbiota fecale migliorano l’umore e l’ansia.
- I farmaci psichiatrici possono modificare il microbioma, dimostrando la connessione tra intestino e cervello.
L’autore principale e dottorando Srinivas Kamath dell’UniSA afferma che l’intestino potrebbe essere la chiave per migliorare la salute mentale in tutto il mondo.
“La connessione tra intestino e cervello è una delle frontiere più entusiasmanti della ricerca sulla salute mentale”, afferma Kamath. “Sappiamo già che i trilioni di microbi presenti nel nostro apparato digerente comunicano con il cervello attraverso percorsi chimici e neurali, influenzando il nostro umore, i livelli di stress e persino le capacità cognitive. Ma la grande domanda è se i cambiamenti nei batteri intestinali siano effettivamente la causa delle malattie mentali o se rispecchino ciò che accade in altre parti del corpo”.
A livello globale, i disturbi mentali colpiscono quasi 970 milioni di persone, con depressione e ansia tra le principali cause di disabilità. Eppure, fino a un terzo dei pazienti non risponde ai farmaci o alle terapie attuali, il che evidenzia la necessità di trattamenti nuovi e accessibili.
“C’è una crescente consapevolezza che fattori legati allo stile di vita, come la dieta, lo stress e l’ambiente, possono influenzare sia i batteri intestinali sia il benessere mentale“, afferma il co-ricercatore Dr. Paul Joyce. “Se riuscissimo a dimostrare che i batteri intestinali svolgono un ruolo diretto nelle malattie mentali, potremmo trasformare il modo in cui diagnostichiamo, trattiamo e persino preveniamo queste condizioni. Le terapie basate sul microbioma, come probiotici, prebiotici o diete personalizzate, possono offrire opzioni accessibili, più sicure, economiche e culturalmente adattabili che integrano le cure esistenti“.
I ricercatori affermano che gli studi futuri dovranno monitorare i cambiamenti intestinali nel tempo e includere popolazioni più ampie e diversificate, per comprendere meglio in che modo dieta, ambiente e cultura influenzano la connessione intestino- cervello.
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“Gli studi clinici dovrebbero andare oltre i piccoli studi a breve termine e verificare invece se le terapie basate sul microbioma possono offrire benefici duraturi, soprattutto se combinate con i trattamenti esistenti”, afferma il Dott. Joyce. “Scoprire il ruolo dell’intestino nella salute mentale ci consente di sviluppare strumenti pratici e scalabili per la prevenzione e la cura, offrendo a medici e pazienti nuove opzioni per gestire il benessere. La salute mentale non inizia e finisce nel cervello. È una questione che riguarda tutto il corpo e l’intestino potrebbe essere il pezzo mancante del puzzle“.
Fonte: Nature Mental Health