Esercizio fisico-immagine credit public domain.
Negli ultimi anni, si è assistito a una crescente attenzione verso l’attività fisica, termine generico che si riferisce al movimento corporeo che comporta un dispendio energetico, e all’esercizio fisico, una forma di attività fisica strutturata e ripetitiva con l’obiettivo di promuovere la forma fisica nei pazienti affetti da malattie reumatiche.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (HHS) hanno sviluppato linee guida per l’attività fisica al fine di promuovere i benefici per la salute derivanti dall’attività fisica nella popolazione generale, e dall’EULAR per le persone con artrite infiammatoria e osteoartrite.
Le linee guida sull’attività fisica dell’OMS, dell’HHS e dell’EULAR sono coerenti nel raccomandare che gli adulti (1) si muovano di più e restino meno seduti durante il giorno; (2) mirino ad almeno 150-300 minuti a settimana di attività fisica aerobica di intensità moderata o 75-150 minuti a settimana di attività fisica intensa; (3) si dedichino ad attività di rafforzamento muscolare per tutto il corpo almeno 2 giorni a settimana. Queste linee guida sostengono inoltre che si ottengono ulteriori benefici per la salute svolgendo un’attività fisica superiore all’equivalente di 300 minuti a settimana di attività fisica di intensità moderata. I pazienti con malattie reumatiche hanno molto da guadagnare seguendo queste linee guida, soprattutto alla luce dei dati che indicano che sono meno attivi rispetto ai controlli sani.
I benefici fisiologici e per la salute derivanti da un’attività fisica regolare sono numerosi e hanno effetti ben documentati sulla capacità aerobica, sulla forza e sulla funzionalità, sulla salute mentale, sul processo di invecchiamento, sull’obesità, sulla sindrome metabolica, sul rischio di malattie croniche come diabete mellito, cancro e malattie cardiovascolari, artrite e salute di ossa e articolazioni.
Nella letteratura reumatologica, recenti revisioni e le linee guida EULAR sottolineano molti dei benefici tradizionali dell’allenamento aerobico e di forza, tra cui il miglioramento della forma cardiorespiratoria e muscoloscheletrica, della salute cardiovascolare, della salute delle ossa, nonché benefici specifici per la malattia, come la riduzione dell’attività della malattia e del dolore, e il miglioramento della qualità della vita, del sonno e della salute mentale.
Un altro asse degli effetti biologici associati all’attività fisica e all’esercizio fisico, ampiamente inesplorato nella letteratura reumatologica, è quello degli effetti immunologici. Il campo dell’immunologia dell’esercizio fisico è relativamente nuovo, con il 90% delle pubblicazioni successive al 1990. La letteratura sull’immunologia dell’esercizio fisico è in rapida crescita e stiamo iniziando a comprendere gli effetti generali dell’attività fisica e dell’allenamento sulla risposta immunitaria integrata. Questi includono le influenze indotte dall’esercizio fisico sul sistema immunitario innato e adattativo, sulla sorveglianza immunitaria, sull’infiammazione acuta e cronica e sulla traiettoria dell’immunosenescenza.
La risposta immunitaria all’esercizio fisico
Il sistema immunitario reagisce rapidamente e in modo robusto agli esercizi acuti, con un’entità e una natura della risposta correlate all’intensità e alla durata del carico di lavoro. Specifici tipi di cellule immunitarie con elevate funzioni effettrici e citotossiche vengono reclutati dai tessuti linfoidi periferici nel compartimento sanguigno durante gli esercizi. Tra queste rientrano neutrofili, monociti, cellule natural killer (NK), cellule T citotossiche, cellule T TCR-γδ e cellule B immature (figura 1). Durante il recupero dall’esercizio, si verifica una rapida fuoriuscita di linfociti e monociti non classici che presentano fenotipi con maggiori funzioni effettrici e di migrazione tissutale. La mobilitazione delle cellule immunitarie durante l’esercizio è dovuta a molti fattori, tra cui l’aumento delle forze emodinamiche, la produzione di ormoni, la temperatura corporea e i livelli di citochine.
Figura 1
L’esercizio fisico stimola lo scambio continuo di leucociti tra i tessuti linfoidi e il compartimento ematico e l’attivazione dei macrofagi tissutali. Cell art work: Blausen.com staff (2014). ‘Medical gallery of Blausen Medical 2014’. WikiJournal of Medicine 1 (2). DOI:10.15347/wjm/2014.010. ISSN 2002–4436.
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Studi condotti sia su animali che sull’uomo supportano il ruolo dell’esercizio fisico nell’aumentare il traffico di cellule immunitarie attraverso i tessuti linfoidi e periferici e i compartimenti ematico e linfatico. Il ricircolo transitorio delle cellule immunitarie indotto dall’esercizio fisico ha la capacità di migliorare l’immunosorveglianza e la protezione dell’ospite contro i patogeni. Anche l’attività antivirale dei macrofagi tissutali viene stimolata in risposta all’esercizio fisico. L’esercizio fisico promuove il ricircolo delle immunoglobuline e la produzione di citochine antinfiammatorie come IL-10 e IL-1ra. Durante l’esercizio fisico da moderato a intenso, la miochina muscolare IL-6 viene prodotta e rilasciata e, a differenza del suo ruolo classico di motore della risposta infiammatoria, sembra supportare numerosi ruoli metabolici e immunoregolatori benefici. All’interno del midollo osseo, la stimolazione meccanica indotta dall’esercizio fisico aumenta la fornitura di progenitori linfoidi per specifici tipi di cellule immunitarie, tra cui dendriti e linfociti T, B e NK. Questo effetto generato dall’esercizio fisico può aiutare a contrastare la tipica diminuzione dei progenitori linfoidi legata all’età, come dimostrato negli studi clinici.
Nel complesso, i dati emergenti suggeriscono che l’attività fisica può avere effetti benefici sulla risposta immunitaria integrata e forniscono una base fisiologica per il ruolo dell’allenamento fisico nel potenziare le difese dell’ospite contro le infezioni.
Fonte: Nutrients