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SLA: individuato un gene che potrebbe portare a nuove terapie per la SLA

Immagine: Dr. Adrian Israelson

I ricercatori della Ben Gurion University del Negev (BGU) hanno pubblicato uno studio che descrive un nuovo meccanismo molecolare che potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie per la sclerosi laterale amiotrofica (SLA).

Lo studio è stato pubblicato online sulla prestigiosa rivista PNAS ( Proceedings of the National Academy of Sciences degli Stati Uniti d’America).

La SLA, conosciuta anche come morbo di Lou Gehrig, è una malattia neurodegenerativa che porta alla morte dei motoneuroni che controllano i muscoli volontari. Progressiva debolezza e paralisi, difficoltà a parlare, deglutire e infine, respirare, sono i sintomi della malattia che inizia in genere tra i 40/ 60 anni, con una sopravvivenza media dalla insorgenza, da due a cinque anni.

( Vedi anche:Nuova scoperta SLA: gli scienziati invertono l’aggregazione di proteina tossica).

La causa non è nota in circa il 90% dei casi, main  circa il 10% la malattia è geneticamente ereditata. Circa il 20% di questi casi di origine genetica, sono causati da mutazioni nel gene SOD1 (enzima superossido dismutasi) che portano all’accumulo di proteine mal ripiegate SOD1 “” e provocano la morte selettiva dei motoneuroni.

( SOD1 è un enzima fondamentale per la cellula che interviene nei meccanismi di difesa contro gli agenti ossidanti. La proteina SOD1 difettosa forma aggregati proteici tossici per il motoneurone e fa diminuire la sua presenza nel nucleo della cellula nervosa. Questo causa una maggiore sensibilità del DNA ai danni provocati dagli agenti ossidanti).

“Il corretto ripiegamento delle proteine è di fondamentale importanza ed è il motivo per cui ci stiamo concentrando sulla variegata serie di meccanismi cellulari complessi, tra cui i chaperon molecolari che promuovono la piegatura efficiente e prevengono la tossicità”, afferma il Dr. Adrian Israelson che dirige il Cellular and Molecular Neurodegeneration Lab in the BGU Department of Physiology and Cell Biology.

Per la prima volta, questo studio ha riportato che il ” fattore inibitorio della migrazione dei macrofagi” (MIF)“, un gene che regola l’infiammazione delle cellule e l’immunità, funge da chaperone per SOD1 misfolded in un modello murino. I ricercatori hanno dimostrato che eliminando completamente MIF in un modello di topo SOD1 mutante di SLA familiare è aumentato l’ accumulo di SOD1 misfolded. Questo ha accelerato l’esordio e la progressione della malattia e ridotto la durata della vita dei topi che esprimono SOD1 mutante.

“Questo studio permette di comprendere meglio il potenziale ruolo terapeutico di MIF nel sopprimere l’accumulo selettivo di SOD1 misfolded nella SLA, modulando i livelli MIF“, dice il Dr. Israelson.

Il laboratorio del Dr. Israelson si sta concentra sui meccanismi cellulari e molecolari che portano alla insorgenza e alla progressione di malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, il Parkinson e il morbo di Huntington, con particolare attenzione alla SLA.

Fonte: Ben Gurion University

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