Icotrokinra-immagine credit public domain.
Secondo uno studio pubblicato nel numero del 6 novembre del New England Journal of Medicine, negli adulti e negli adolescenti affetti da psoriasi a placche da moderata a grave, il blocco selettivo del recettore dell’interleuchina-23 con il peptide orale mirato icotrokinra determina un’incidenza significativamente più elevata di clearance cutanea alla settimana 16 rispetto al placebo.
Il Dott. Robert Bissonnette, dell’Innovaderm Research di Montreal e i suoi colleghi, hanno condotto uno studio clinico di fase 3 randomizzato su adulti e adolescenti (di età pari o superiore a 12 anni) con psoriasi a placche da moderata a grave. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale al trattamento con Icotrokinra (200 mg una volta al giorno fino alla settimana 24) o placebo fino alla settimana 16, seguito dal passaggio a Icotrokinra (rispettivamente 456 e 228 pazienti).
I ricercatori hanno scoperto che il 65% dei partecipanti trattati con Icotrokinra e l’8% di queIlli trattati con placebo avevano un punteggio IGA (Investigator’s Global Assessment) pari a 0 o 1 con una riduzione ≥2 punti rispetto al basale alla settimana 16, e rispettivamente il 50% e il 4% avevano una riduzione ≥90% rispetto al basale nel punteggio PASI (Psoriasis Area and Severity Index).
Alla settimana 16, la completa scomparsa era significativamente più probabile con Icotrokinra rispetto al placebo (punteggio IGA 0: 33 contro 1%; riduzione del 100% rispetto al basale del punteggio PASI: 27 contro 1%). In ciascun gruppo, il 49% dei pazienti ha manifestato almeno un evento avverso entro la settimana 16.
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“L’Icotrokinra, un peptide orale sistemico mirato che si lega al recettore dell’interleuchina-23, somministrato una volta al giorno, si è dimostrato efficace nel trattamento della psoriasi a placche negli adulti e negli adolescenti, una fascia d’età con limitate opzioni di trattamento sistemico”, scrivono gli autori.
Conclusioni
Lo studio è stato finanziato da Johnson & Johnson, il produttore dell’Icotrokinra.
Fonte: New England Journal of Medicine