Invecchiamento-immagine: illustrazione di una fibra nervosa con guaina mielinica. (koto_feja/Getty Images).
Secondo un nuovo studio condotto sui macachi rhesus, una dieta ipocalorica potrebbe rallentare il naturale processo di invecchiamento del cervello man mano che invecchiamo; i risultati potrebbero inoltre essere rilevanti per le malattie cerebrali come l’Alzheimer.
Dopo queste differenze alimentari durature, i ricercatori hanno riscontrato segni di una comunicazione nervosa più sana e di una maggiore protezione nei campioni di tessuto cerebrale degli animali che consumavano il 30 percento di calorie in meno.
“Si aggiunge a quanto già sappiamo sulle diete a basso contenuto calorico: dando al corpo meno carburante con cui lavorare, queste diete possono mettere il metabolismo del corpo in una modalità più efficiente, che, in questo studio, sembra aver protetto da parte dell’usura cellulare che normalmente accompagna l’invecchiamento. Sebbene la restrizione calorica sia un intervento consolidato che può rallentare l’invecchiamento biologico e ridurre le alterazioni metaboliche legate all’età in modelli sperimentali di breve durata“, spiega la prima autrice, la neurobiologa della Boston University Ana Vitantonio, “questo studio fornisce una rara prova a lungo termine che la restrizione calorica può anche proteggere dall’invecchiamento cerebrale in specie più complesse”.
Il team si è concentrato in particolare sulla mielina, il rivestimento grasso che circonda le fibre nervose nel cervello, proteggendole e accelerando la comunicazione tra loro. Con l’invecchiamento del cervello, la mielina si degrada, il che può innescare infiammazioni.

Nelle scimmie alimentate con diete ipocaloriche, si sono riscontrati forti segnali che la mielina che avvolge i nervi nel cervello era in condizioni migliori: i geni correlati alla mielina erano più attivi e i principali percorsi metabolici correlati alla produzione e al mantenimento della mielina funzionavano meglio.
I ricercatori hanno scoperto che anche le cellule che producono mielina e contribuiscono a mantenerla sana funzionavano in modo più efficiente, bloccando alcuni dei segni dell’invecchiamento osservati nelle scimmie sottoposte a diete standard.

Come per il resto del nostro corpo, i meccanismi del cervello tendono a deteriorarsi con il passare degli anni. In alcuni casi, i meccanismi progettati per mantenere una buona salute cerebrale vanno in tilt e diventano dannosi, causando neuroinfiammazione. Ecco perché patologie come l’Alzheimer e il morbo di Parkinson diventano molto più probabili in età avanzata: le cellule cerebrali sono in uno stato peggiore e la loro iperattività potrebbe causare danni involontari, soprattutto se anche la guaina protettiva che circonda le cellule nervose si deteriora con l’età.
Sebbene questa ricerca sia stata condotta solo su un numero relativamente basso di scimmie, il loro cervello presenta molte somiglianze con quello degli esseri umani, quindi ci sono buone ragioni per pensare che i risultati potrebbero essere applicati anche alle persone, aspetto che studi futuri potrebbero approfondire.
“Tuttavia, come apprendiamo da altri studi, sono molti i fattori che, oltre alla dieta, possono influenzare l’invecchiamento del cervello, tra cui la qualità del sonno e l’apprendimento delle lingue”.
La ricerca è stata pubblicata su Aging Cell.
Fonte: Aging Cell.