HomeSaluteCuore e circolazioneUn farmaco per il diabete di tipo 2 combatte l'anemia falciforme

Un farmaco per il diabete di tipo 2 combatte l’anemia falciforme

L’ anemia falciforme è una forma ereditaria di anemia in cui il numero di eritrociti circolanti nel sangue è così basso da non garantire un adeguato trasporto dell’ossigeno in tutto l’organismo. È chiamata “falciforme” per la particolare forma strutturale dei globuli rosi che non sono tondeggianti, biconcave  ed elastiche, ma assumono una forma di falce, tendono ad aggregarsi e sono fragili e spigolose. 

La talassemia invece, è una malattia del sangue geneticamente trasmessa, in cui l’organismo sintetizza un’anomala forma di emoglobina. Come è noto  l’emoglobina è una proteina contenuta nei globuli rossi indispensabile per il trasporto dell’ossigeno nel sangue. Nei soggetti affetti da talassemia, la forma mutata di emoglobina provoca la graduale distruzione dei globuli rossi, fino all anemia”.
Entrambi le malattie colpiscono colpiscono più di 180.000 americani e altri milioni in tutto il mondo.

Purtroppo, non esiste alcuna cura farmacologica in grado di assicurare una completa guarigione dall’anemia falciforme; tuttavia, alcuni farmaci possono alleviare il dolore e prevenire l’insorgere di complicanze associate alla malattia.
Il farmaco Idrossiurea, (derivato dell’urea) è in genere impiegato in ambito oncologico; tuttavia, alcuni malati di anemia falciforme sono trattati con questo principio attivo, sia perché alleggerisce il dolore associato alla malattia, sia perché diminuisce la necessità di trasfusioni di sangue. Il farmaco agisce stimolando la produzione dell’emoglobina fetale, una tipologia di emoglobina dei neonati in grado di prevenire lo sviluppo di cellule falciformi.

( Vedi anche:Ingegneria del genoma apre la strada alla cura dell’ anemia falciforme).

Ora, i ricercatori del Baylor College of Medicine e del Texas Children’s Cancer and Hematology Centers, hanno scoperto che il gene foxo3 è coinvolto nel controllo della produzione di emoglobina fetale e sono stati in grado di indirizzare il gene e “aumentare” i livelli di emoglobina fetale nei campioni dei pazienti in laboratorio, utilizzando la metformina, un farmaco per il trattamento del diabete di tipo 2.

Questo studio offre promettenti nuovi trattamenti: il primo nuovo trattamento farmacologico per l’anemia falciforme dopo 30 anni e il primo trattamento in assoluto per la beta talassemia.

“E’ stato un importante passo avanti dimostrare che un comune farmaco già in uso per il diabete di tipo 2 può essere utilizzato per il trattamento dell’anemia falciforme perchè induce la produzione di emoglobina fetale, un tipo di emoglobina che non diventa a forma di falce e di solito scompare nella prima infanzia “, ha spiegato il Dr. Vivien Sheehan, Assistente Prof. di Pediatria al Baylor e al Children’s Cancer and Hematology e autore principale della ricerca.

Questo è un esempio interessante di collaborazione nella ricerca che ha portato ad uno studio clinico che sta già arruolando pazienti.

Sheehan ha lanciato questa ricerca come borsista clinico al Baylor College of Medicine nel 2011 con l’obiettivo di individuare nuovi bersagli farmacologici per aiutare i pazienti con anemia falciforme a produrre più emoglobina fetale. L’unico farmaco ampiamente utilizzato per il trattamento dell’ anemia falciforme, l’Idrossiurea, rallenta la maturazione dei  globuli rossi, ma non produce abbastanza HbF per aiutare i pazienti con anemia falciforme e, in genere non funziona nella beta talassemia.

L’emoglobina fetale è presente nei neonati fino a circa 6 mesi e poi viene sostituita dall’ emoglobina adulta. I bambini con anemia falciforme producono una forma difettosa di emoglobina adulta che porta i globuli rossi a diventare a forma di falce e rimanere bloccati nei vasi sanguigni, causando sintomi dolorosi e altri sintomi. Nella beta talassemia, i pazienti semplicemente non producono abbastanza emoglobina, diventano anemici e sviluppano altre gravi complicazioni.

Partendo da 171 campioni di sangue in seguito diventati 400 e più, Sheehan ed i suoi colleghi hanno cercato le differenze genetiche nei pazienti con anemia falciforme che producono emoglobina fetale rispetto a quelli che non la producono. In collaborazione con l’ Human Genome Sequencing Center del Baylor, i ricercatori hanno usato il sequenziamento genomico ed hanno scoperto che il gene foxo3 sembrava controllare l’emoglobina fetale. Essi hanno scoperto che i pazienti con mutazioni nel gene foxo3 producevano meno emoglobina fetale.

Successivamente, i ricercatori hanno utilizzato la Metformina per aumentare i livelli di foxo3 nelle cellule del midollo osseo umano di pazienti con anemia falciforme. “Era già noto che la Metformina induce l’ aumento dei livelli di foxo3″, ha detto Sheehan. Quando i ricercatori hanno aumentato i livelli di foxo3, le cellule hanno prodotto più emoglobina fetale e quando hanno trattato le cellule del midollo osseo con Idrossiurea e Metformina, la produzione di emoglobina fetale è aumentata del 67 per cento.

La Metformina può anche essere utilizzata come terapia per i pazienti con beta-talassemia, in quanto può aiutare a produrre più emoglobina con l’aggiunta di HbF, senza rallentare la produzione di globuli rossi”, ha detto il ricercatore.

Con il finanziamento della Pfizer, i ricercatori hanno lanciato uno studio clinico per verificare ulteriormente l’efficacia della Metformina nei pazienti con anemia falciforme e beta talassemia.

” Alla sperimentazione clinica possono iscriversi pazienti di età da 16 a 40 anni con anemia falciforme e in trattamento con Idrossiurea e pazienti con beta-talassemia. Essi saranno trattati con Metformina per via orale per sei mesi, abbastanza tempo per osservare una risposta in emoglobina fetale”, ha concluso Sheehan.

Fonte: Baylor College of Medicine

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