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Perchè la terapia di deprivazione androgenica non funziona per molti tipi di cancro alla prostata

Il cancro alla prostata che si è diffuso ad altri organi, è incurabile. In una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Science, gli scienziati del Roswell Park Cancer Institute hanno identificato due geni che permettono al cancro alla prostata di progredire e resistere al trattamento. Il loro lavoro illumina i meccanismi alla base della plasticità e della capacità del cancro alla prostata di adattarsi alla terapia e mette in evidenza la possibilità di interrompere e anche invertire questo processo fatale.

La terapia di deprivazione androgenica è comunemente usata per il trattamento di pazienti in cui il cancro alla prostata si è diffuso ad altre parti del corpo. Anche se la maggior parte degli uomini inizialmente rispondono a questa terapia, il cancro quasi sempre recidiva ed è spesso più aggressivo e letale.

“Abbiamo scoperto un meccanismo che provoca la progressione verso questa forma aggressiva di cancro alla prostata e offerto una nuova opportunità per prevenire o trattare questa forma letale “, dice il co-autore senior dello studio, David Goodrich, Prof. di Oncologia presso il Department of Pharmacology and Therapeutics al Roswell Park.

“È importante sottolineare che questi risultati offrono una nuova comprensione della plasticità del cancro alla prostata che comporta la conversione delle cellule tumorali bersaglio di uno specifico trattamento terapeutico, in cellule tumorali  indifferenti al trattamento”, aggiunge il co-autore senior dello studio Leigh Ellis, Assistente Prof. di Oncologia presso il Roswell Park. “Questa scoperta offre la possibilità di invertire o ritardare la plasticità del cancro, prolungando in tal modo l’efficacia delle terapie attualmente in uso, come la deprivazione androgenica. Inoltre, questa nuova comprensione ha il potenziale di essere applicabile anche ad altri tipi di tumori”.

Utilizzando modelli preclinici, gli scienziati hanno dimostrato che la perdita del gene soppressore del tumore noto come Rb1, induce la plasticità e la progressione metastatica del cancro alla prostata. I ricercatori hanno dimostrano anche che una maggiore espressione di un altro gene, EZH2, è associata alla plasticità del cancro e può essere terapeuticamente sfruttata. Il trattamento dei tumori resistenti ai farmaci che inibiscono il gene EZH2 può risensibilizzare il cancro alla prostata alla terapia di deprivazione androgenica.

Il team prevede di perseguire questi risultati ulteriormente in studi clinici al Roswell Park.

Fonte: RoswllPark

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