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Neuroimaging categorizza quattro sottotipi di depressione

I pazienti con depressione possono essere classificati in quattro sottotipi unici definiti da modelli distinti di connettività anormale nel cervello, secondo una nuova ricerca della Weill Cornell Medicine.

In uno studio collaborativo pubblicato il 5 dicembre in Nature Medicine, il Dr. Conor Liston, un assistente Prof. di neuroscienze al the Feil Family Brain and Mind Institutee e Assistente Prof. di psichiatria al Weill Cornell Medicine, ha identificato nuovi biomarcatori della depressione analizzando più di 1.100 pazienti con depressione clinica e controll sani, grazie alla risonanza magnetica funzionale (fMRI)

Questi biomarcatori possono aiutare i medici a diagnosticare meglio i sottotipi di depressione e determinare quali pazienti hanno più probabilità di beneficiare di una terapia mirata chiamata stimolazione magnetica transcranica che utilizza campi magnetici per creare impulsi elettrici nel cervello.

( Vedi anche:Scoperta la radice fisica della depressione).

“I quattro sottotipi di depressione che abbiamo scoperto variano in termini di  sintomi clinici, ma la cosa più importante, è che si differenziano per le loro risposte al trattamento”, ha detto Liston. “Ora possiamo prevedere con grande precisione, se un paziente risponderà al trattamento con stimolazione transcranica magnetica che normalmente richiede almeno cinque settimane per dimostrare la sua efficacia in un determinato paziente”.

Circa il 10 per cento degli americani sono diagnosticati con depressione clinica ogni anno. Si tratta, secondo alcune stime, della principale causa di disabilità in molti paesi sviluppati.

Storicamente, gli sforzi per caratterizzare la depressione hanno coinvolto l’osservazione di gruppi di sintomi che tendono a coesistere per testare poi,  i collegamenti neurofisiologici. E mentre gli ultimi studi pionieristici hanno definito diverse forme di depressione, l’associazione tra i vari tipi e la biologia di base è risultata incoerente. I  biomarker diagnostici invece, sono utili per distinguere i pazienti depressi dai controlli sani e per predire in modo affidabile, la risposta al trattamento tra gli individui.

“La depressione è in genere diagnosticata sulla base della narrazione di ciò che stiamo vivendo. I risultati che si ottengono dipendono molto dal modo in cui indaga e si pongono le domanda al paziente, mentre le scansioni cerebrali sono oggettive”, ha aggiunto Liston.

I ricercatori della Weill Cornell Medicina e di altri sette Istituti hanno individuato i biomarcatori della depressione assegnando “pesi statistici ” alle connessioni anomale rilevate nel cervello delle persone depresse. Lo studio ha trovato che i modelli distinti di connettività funzionale anormale nel cervello dei pazienti depressi si differenziano in quattro biotipi e sono collegati a sintomi specifici. Ad esempio, il biotipo collegato alla connettività ridotta nella parte del cervello che regola il comportamento collegato alla paura e rivalutazione di stimoli emotivi negativi, era più grave di altri biotipi che hanno mostrato un aumento di ansia.

Liston cercherà di replicare e confermare i risultati di questa ricerca e scoprire se essa è applicabile allo studio della biologia della depressione e di altre forme di malattia mentale.

“La scoperta di sottotipi della depressione è molto importante in psichiatria e sarebbe davvero utile avere test oggettivi biologici che possono aiutare a diagnosticare anche i sottotipi di altre malattie mentali, come i disturbi psicotici, l’autismo e sindromi da abuso di sostanze”.

Fonte: News Cornell University

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